Zitti zitti, quatti quatti, siamo arrivati all’appuntamento con le Olimpiadi. E per arrivare a Rio c’è chi ci va di corsa (Usain Bolt), chi sarebbe disposto ad andarci anche a piedi (Alex Schwazer), chi pure a nuoto (Michael Phelps). Così, immancabilmente a ogni scoccar di quadriennio, tutti gli atleti del mondo fanno a gara per aver la possibilità di gareggiare alle Olimpiadi, che quest’anno, a partire da venerdì 5, per la prima volta si vestiranno con i colori verdeoro del Brasile. Paese che – ahinoi e ahiloro! – dopo anni di boom, si trova oggi alle prese con una grave crisi economica. Del resto, se un Paese confina a sud-ovest con il Paraguay e a sud con l’Uruguay, è abbastanza scontato che prima o poi… finisca nei guay!
La recessione, però, verrà a penalizzare anche i Giochi. Gli organi di stampa sono stati impietosi, le notizie degli inviati non lasciano scampo: “Il villaggio olimpico di Rio è ancora da finire”. Diversi edifici, infatti, presentano a tutt’oggi condizioni posticce: fili elettrici scoperti, bagni intasati, tubature che perdono, alloggi tutt’altro che adusi a essere abitati dagli atleti. La squadra australiana, per esempio – la prima ad arrivare a Rio -, una volta constatati i problemi, ha deciso di spostarsi in hotel. E che altro poteva fare? Ma soprattutto: com’è potuto succedere? A chi ascrivere tali gravissime inadempienze?
Il villaggio olimpico di Rio, noto con il nome di Ilha Pura (Isola limpida), è costato quasi un miliardo di dollari ed è stato realizzato da due importantissime società brasiliane, la Carvalho Hosken e l’Odebrecht. I giornali locali ritengono che la crisi del mercato immobiliare abbia causato un problema di liquidità alle due società, trovatesi all’ultimo costrette a tagliare le spese nella parte finale dei lavori. Ma i ben informati forniscono una versione assai diversa. Le due società costruttrici, giocando al risparmio quanto meno sugli ultimi lotti, avrebbero scelto di appaltare i lavori di fornitura dei servizi essenziali a una non meglio identificata Apartamentos da Fàvolas (Appartamenti da favola), cooperativa nazionale di braccianti e muratori, che ha trovato modo di vincere grazie a un’offerta al ribasso imbattibile. Parafrasando qualche nostro spot televisivo, noi diremmo: sottocosto! Ma si è scoperto un piccolo dettaglio, che ora assume, a lavori in corso, il suo preponderante significato. Il nome della cooperativa in realtà nasconde un refuso, che fa la differenza (udite! udite!): non Apartamentos da Fàvolas, ma Apartamentos da favèlas (Appartamenti da baraccopoli).
Così a soli tre giorni dalla cerimonia inaugurale, intere delegazioni olimpiche sono ancora alle prese con problemi logistici: c’è chi, entrato nell’edificio del Villaggio olimpico, ha dovuto testare il funzionamento dell’impianto idraulico, con conseguenze catastrofiche (la semplice apertura dello sciacquone dei water ha causato la fuoriuscita di acqua dalle pareti e dal soffitto di alcune stanze). A questa serie di incauti imprevisti, c’è chi ha reagito con spirito di adattamento, ma anche con iniziative davvero fuori dal comune. La squadra polacca, per esempio, in poche ore e saltando un paio di allenamenti, ha riparato l’intero impianto della propria palazzina (rubinetti, tubature, sifoni e quant’altro). Del resto, la fama dell’idraulico polacco ha ormai varcato i confini della stessa Europa…
Gli svedesi, invece, con un pizzico di orgoglio sciovinistico, hanno fatto scorta, nella plancia sull’aereo che li portava a Rio, di prodotti Ikea, pronti a sostituire o a integrare tutto ciò che nell’edificio a loro destinato scricchiola o non esiste, dagli armadi alle scaffalature, dai letti ai cuocivivande. Ancora più originali i danesi: hanno scelto di mettere mano alle magagne della loro palazzina utilizzando i mattoncini del Lego.
E noi italiani, siamo stati con le mani in mano? Nient’affatto: in gran segreto dall’aeroporto di Orio al Serio è partita una squadra di due mobilieri brianzoli e di due muratori bergamaschi che nel giro di 24 ore hanno sistemato tutta la palazzina che ospiterà l’Italia, e non solo: alle prese con lima e cazzuola usate a regola d’arte, sono stati cooptati dalle delegazioni di mezza Europa, provvedendo a sistemare tutto nel giro di 48 ore, con precedenza assoluta nei confronti degli appartamenti ospitanti le atlete. Chissà perché…
A proposito di donne. A Rio 2016 è record di presenze rosa: quasi raggiunti gli uomini, come numero di presenze, con le nostre azzurre in prima fila: mai così numerose nella storia delle gare a cinque cerchi. E pensare che nel 1896, in occasione della prima Olimpiade moderna, ad Atene non partecipò alcuna donna e solo a Londra 2012 ogni nazione ha schierato tra i suoi atleti almeno una ragazza. Come si spiega, allora, questo improvviso boom di presenze femminili? Beh, la risposta appare scontata: con tutto quel che c’è ancora da sistemare, rassettare, pulire e spolverare nel Villaggio olimpico, una nutrita schiera di casalinghe – agili, robuste e ben allenate – fa davvero comodo…