Esiste un’evoluzione in molte delle patologie che a lungo hanno devastato e piegato l’umanità, sia in campo medico che in campo psicologico e psichiatrico. L’antico esilio o desiderio di confinarsi sull’eremo, ha preso negli ultimi 20 anni una piega del tutto nuova, adattandosi all’ambiente altamente tecnologico di quest’epoca moderna. La sindrome di Hikikomori si rifà, già con il suo nome, a quella volontà di isolarsi dal mondo e dagli altri che sta colpendo la fascia più giovane della popolazione umana. Una decisione volontaria che porta ad una sorta di anoressia da tutto ciò che è il tessuto sociale della vita. La patologia di Hikikomori sarà uno dei temi trattati questa sera a Vertigo – Gli abissi dell’anima, il programma del primetime di Rai 3 che andrà in onda questa sera, mercoledì 24 agosto 2016. In particolare Giuseppe Rinaldi esporrà il suo stesso caso in un’intervista, ritornando indietro con la memoria a quando la sindrome ha preso forma nella sua vita. La malattia ha trovato larga diffusione in Giappone, dove sono milioni i casi registrati fino ad oggi, ma che interessano alla fine solo l’1% della popolazione locale. Anche se le sue origini o il suo sviluppo sono più evidenti nel Paese del Sol Levante, anche l’Italia è vittima di quella stessa società soffocante e cadenzata da ritmi serrati ceh potrebbero trasformarsi in una volontà del singolo di estraniarsi dal mondo. In Giappone in particolare il fenomeno si è studiato a lungo, riferisce il sito Hikikomori Italia, partendo da un giudizio sommario verso le persone affette, che per molto tempo sono state considerate alla stregua di pazzi o codardi.
Nel nostro Paese, avvisa L’Espresso, si parla già di 30 mila casi di giovani che hanno sviluppato tale disagio e che trovano una valida via di fuga nel mondo virtuale offerto da internet. Chat, social, blog, e tanti altri servizi di pubblica utilità diventano così una morsa d’acciaio che invoglia il soggetto ad interagire con gli altri solo dietro ad uno schermo. Secondo lo psicoterapeuta Antonio Piotti, specialista del centro Il Minotauro di Milano, l’Hikikomori viaggerebbe su binari diversi da quelli della depressione e piuttosto affonderebbe le sue basi nel sentimento di vergogna e dal rifiuto di considerarsi diverso dalle altre persone. “Il fenomeno potrebbe essere più ampio”, spiega Piotti, “in Francia se ne contano quasi 80 mila”. I sintomi dell’Hikikomori sono difficilmente individuabili e possono essere confusi con delle prime manifestazioni depressive. La differenza tuttavia è basilare, a partire del senso di colpa come causa scatenante della depressione e dal senso di fallimento che invece induce all’isolamento forzato. “C’è una forte avversione per tutti i tipi di attività sociali”, continua Piotti, “dall’uscire con i coetanei alla pratica di sport di gruppo e, soprattutto, un’accentuata fobia scolare, non necessariamente motivata da brutti voti”. Secondo le statistiche la fascia d’età più colpita sarebbe infatti quella che va dalla terza media alla prima superiore.