Paola Turci, dopo Sanremo l’inedita confessione: “Al Festival avrei voluto spogliarmi nuda” – Paola Turci, reduce da una bellissima avventura al Festival di Sanremo, torna a raccontarsi in una sorta di vocabolario dei sentimenti. Una bellissima intervista rilasciata a Vanity Fair quella nella quale la cantante 52enne parla anche della grande voglia che aveva di spogliarsi nuda sul palco dell’Ariston: «A Sanremo avrei voluto slacciarmi la giacca e restare così, senza camicia, senza niente. Tipo una Patti Smith fotografata nuda da Robert Mapplethorpe. Anni fa, a Playboy dissi di no. Oggi so come farlo. A quest’eta` sa di assurdo, di quasi impossibile». Paola Turci, che a Sanremo ha portato “Fatti bella per te”, è riuscita ad accettarsi e ad accettare il suo volto anche dopo il terribile incidente che il 15 agosto del 1993 ha cambiato per sempre la sua vita e che mai potrà dimenticare anche perchè ci sarà sempre quella cicatrice sul volto a ricordarglielo.
Paola Turci, il rapporto con lo specchi e l’incidente: inedite rivelazioni della cantante – Paola Turci nell’intervista a Vanity Fair racconta di come è riuscita a tornare a guardarsi allo specchio dopo l’incidente che le aveva deturpato il volto: «In ospedale ce n’era uno, ma per 15 giorni non mi sono voluta guardare. Neanche fasciata. – svela la cantante, che ancora dichiara – Poi quando mi hanno tolto le bende, l’ho fatto piano, pezzettino dopo pezzettino. Sapevo che ero un disastro: la cucitura, l’occhio “ballerino”, il sopracciglio falciato. Le croste, le abrasioni, la deformazione. Oggi quando mi specchio, se sono stanca o dormo un’ora in meno, il bianco intorno all’iride diventa rosso. Ma io e quella lì riflessa abbiamo firmato un armistizio». La Turci racconta anche del rapporto con la tv e dichiara di avere ancora qualche difficoltà nel rivedersi e proprio a causa del suo occhio che lei definisce “abbottonato” tanto da deformarle il volto alla sua vista. «Nessuno lo nota, me ne accorgo solo io, però me ne accorgo eccome… ma va bene così. Lì ci sono tutta io: è il mio viso» conclude.