La tecnologia è salvezza o dannazione? Oppure entrambe? E può ancora esistere la privacy in un mondo dominato dai social media e dal concetto (distorto) di condivisione perenne? Tratto dal romanzo di Dave Eggers, The Circle costruisce su queste domande una storia che sfiora il genere distopico, mettendo in scena una società ultramoderna in cui le persone annullano la propria sfera privata per diventare “trasparenti” agli altri e rinunciare a ogni filtro.
Al centro della vicenda troviamo Mae Holland (Emma Watson), una ragazza per bene cresciuta in una famiglia modesta, con un padre affetto da sclerosi multipla e bisognoso di cure che non può permettersi. Le sue giornate trascorrono tra un noiosissimo lavoro al call center, i momenti liberi in canoa e le cene in famiglia, finché non riceve una telefonata che le cambia la vita. La sua amica Annie, giovane donna in carriera sempre in giro per il mondo, le annuncia di averle organizzato un colloquio con l’azienda per cui lavora, The Circle, una sorta di Google o Facebook in versione futuristica.
Mae, intelligente e sveglia, viene assunta e si trova catapultata in un campus perfetto, davanti a tre computer, in mezzo a giovani che partecipano a tutte le attività organizzate dai capi e vivono in simbiosi con lo smartphone. All’inizio Mae sembra un pesce fuor d’acqua, ma ben presto si inserisce in questo mondo iperconnesso e comincia a vederne i vantaggi quando l’assicurazione paga le cure a suo padre. Ogni cosa ha un prezzo, però. In cambio dei privilegi, The Circle si prende la vita privata delle persone. Ogni momento, anche il più intimo, viene registrato e mostrato al pubblico. I like e l’engagement sono gli unici valori che contano per chi entra nel “cerchio”.
I genitori di Mae non ci stanno. Lei invece è troppo dentro e scivola nell’abisso, arrivando a offrirsi volontaria per un progetto al limite del surreale: grazie a una mini telecamera, condividerà con il resto del mondo ogni attimo della sua giornata in nome della trasparenza assoluta. Fino a precipitare.
Affrontando temi di grande attualità e mantenendo alta la tensione fino alla fine, il film di James Ponsoldt riesce a catturare l’attenzione e spinge a riflettere sulla direzione che sta prendendo la società dei social media e della tecnologia invasiva. Il confine sottile tra conoscenza e potere è oggetto di discussione fin dall’antichità, dal mito delle colonne d’Ercole: i pericoli della sete di conoscenza, quando si trasforma in qualcosa di distorto e negativo, sono ben noti all’umanità, che tuttavia si lascia costantemente tentare dal desiderio di sapere “tutto”.
In The Circle, soprattutto nell’ultima parte, si percepisce con chiarezza un problema che lascia nello spettatore un senso di disagio: i rischi sono mostrati, sì, ma denunciati senza convinzione perché all’alta tecnologia, in fondo, non si vuole rinunciare. Non aiuta la struttura narrativa imperfetta: il passaggio della protagonista da ragazza ingenua a colei che accetta di mettere la propria vita in piazza è brusco e quasi incomprensibile. I personaggi intorno a Mae sono soltanto abbozzati, il che contribuisce a rendere opachi i rapporti e i sentimenti, lasciando dubbi sul finale.
Nonostante questi difetti, però, The Circle è uno di quei film che suscitano domande scottanti, spingendoci a guardare in modo critico ciò a cui ormai siamo assuefatti. A mettere in discussione la reale funzione di quella tecnologia che crediamo sia al nostro servizio, mentre in realtà ha il potere – come l’Anello di Tolkien – di dominarci tutti. A meno che non ci ribelliamo.