Dopo aver già approfondito il fenomeno del bugchasing nelle scorse puntate, questa sera Nadia Toffa a Le Iene Show nell’ultima puntata tornerà a parlare di questa fenomeno purtroppo in aumento, con le recenti notizie che parlano ancora di diffusione del virus dell’Aids. Il fenomeno di fatto riguarda la scelta deliberata di contrarre il virus HIV da partner sieropositvi rintracciati sul web, cercando di avere rapporti non protetti con queste persone. Ma di che fenomeno si tratta dunque e che origine ha? Purtroppo tanti episodi di cronaca nera, hanno portato all’attenzione del grande pubblico, l’ultima devianza in fatto di malattie trasmesse dopo un rapporto sessuale, quello del cosiddetto bugchasing. Con questo temine, che fino a qualche anno fa neppure esisteva e che è stato coniato appositamente, si intende la contrazione volontaria della sindrome da immunodeficienza acquisita, (conosciuta anche come HIV) tramite la ricerca di rapporti sessuali, non protetti, con un partner portatore sano della malattia. Ma perché si vorrebbe contrarre deliberatamente quella che è una delle malattie più pericolose e mortali dell’ultimo trentennio? Su questo gli esperti hanno opinioni discordanti. Molti sono, infatti, i profili psicologici di chi pratica quella che, di fatto, è diventata una moda soprattutto nelle nuove generazioni di ragazzi di tutto il mondo. Sicuramente alla base vi è una devianza psicologica grave, che vede la ricerca continua e sprezzante del pericolo di ammalarsi, da parte di colui (o colei), che pur sapendo che il partner è malato, non si esime dal voler fare esclusivamente sesso non protetto. La devianza arriva a tal punto che alcuni giovani cercano esclusivamente portatori sani della malattia, per effettuare incontri di sesso al buio non protetti. In questo caso, così come riportano i colleghi di Giornalettismo, la ricerca del partner è finalizzata esclusivamente al rischio di contrazione della malattia, e fa capire quanto difficile sia l’interpretazione psicologica di chi pratica il fenomeno del bugchasing. Il servizio delle Iene condotto dalla Toffa alcune settimane fa, ha svelato inoltre diverse motivazioni psicologiche, alcune hanno uno sfondo pseudo sentimentale (come il tenere insieme una coppia che vede uno dei partner malato e l’altro sano), altre non hanno nessuna motivazione (come quella evidenziata da una ragazza intervistata durante la trasmissione, la quale cercava il contagio della malattia per non aver più paura del… contagio). L’HIV scoperta attorno agli anni 80, è una delle malattie sessuali più difficili da contrastare, il contagio che ha interessato circa 79 milioni di persone nel mondo (fonte Organizzazione Mondiale della Sanità), nel nostro paese è abbastanza presente. L’Italia è, infatti, il paese occidentale con la più alta percentuale di penetrazione della malattia, e conta circa 140.000 malati totali e oltre mille decessi l’anno. L’Unaids pubblicizzando questi dati durante la giornata mondiale della lotta contro la malattia, ha stigmatizzato il fenomeno della contrazione volontaria che sta alla base del bugchasing, evidenziando come un fenomeno del genere possa far invertire il trend che vede un rallentamento seppur molto contenuto, della malattia nel nostro paese. I relatori della maggior associazione che si interessa di HIV in Italia, durante la conferenza stampa, hanno sottolineato come l’informazione sta alla base del contrasto alla malattia, informazione che negli ultimi anni si è andata assottigliando fin quasi a scomparire del tutto. Dopo il servizio delle Iene l’attenzione si è così tanto innalzata che la procura di Bologna ha aperto un inchiesta. L’ipotesi di reato è quella di tentate lesioni gravissime, la procura ha inoltre disposto la chiusura immediata del sito che in poco tempo era diventato un punto d’incontro per gli amanti di questa pratica. Il fenomeno del bugchasing adesso non fa altro che aggravare una situazione non certo rosea, e l’attenzione dei media e degli organi di informazione se da una parte alza il velo sulle implicazioni psicologiche, dall’altro rischia di far partire un processo di emulazione, soprattutto tra le generazioni più giovani, che potrebbe portare centinaia di nuovi malati nel nostro paese.