Ivan Ramiro Cordoba, ospite questa sera a Che fuori tempo che fa, ha presentato nei giorni scorsi a Milano il suo libro Combattere da uomo in cui parla della propria vita, a partire dalla carriera come calciatore dell’Inter, fino ad arrivare alla scelta di abbandonare la dirigenza della squadra. “Io non sono mai stato tipo da raccontare la mia infanzia o gli eventi di spogliatoio”, rivela Cordoba a Inter.it, “alla fine però mi sono convinto perché ho pensato che ciò che ho vissuto nella mia carriera e fino ad oggi, ho sempre pensato che fosse un sogno”. Confessa che persino le sue figlie hanno appreso dal manoscritto alcuni particolari sulla sua vita e che si è sentito felice nel ripercorrere alcune tappe del passato proprio grazie alla scrittura. Presente all’evento anche Massimo Moratti, testimone della vittoria di Cordoba di 5 Scudetti, 4 Supercoppe italiane, 1 Mondiale per Club FIFA e molti altri premi. “Sono felice di essere qui con Ivan”, riferisce Moratti, “la videocassetta che per la prima volta visionai di Cordoba fu quella che mi impressionò di più. Me ne parlò Lippi. Io ero solitamente severissimo e dicevo subito di no”.
Tra gli ospiti che questa sera saranno presenti nello studio di Che fuori tempo che fa, trasmissione condotta da Fabio Fazio su Rai Tre, c’è anche l’ex calciatore colombiano dell’Inter Ivan Ramiro Cordoba. L’ex difensore nerazzurro interviene nello show per presentare il suo libro in cui non si parla soltanto di calcio. In attesa di saperne di più, il colombiano un una recente rilasciata a CalcioNews24, ha sottolineato di essere nauseato dei fatti di Calciopoli evidenziando come “l’Inter non abbia patito il diluvio di Calciopoli semplicemente perché innocente”. Inoltre,da un consiglio alla società nerazzurra in ottica mercato ed ossia di reperire un partner per l’attaccante argentino Maurito Icardi, il che potrebbe consentire un ulteriore salto di qualità.
Anche Iván Córdoba, uno dei protagonisti della grande Inter di Mourinho, sarà presente come ospite oggi, sabato 23 aprile 2016, a Che fuori tempo che fa, in onda su Rai 3. La presenza dell’ex calciatore nel salotto di Fabio Fazio sarà una buona occasione per andare oltre il personaggio calcistico e scoprire un atleta che smentisce largamente lo stereotipo attribuito a tutti i personaggi che ruotano attorno al pallone. Negli ultimi gorni Córdoba sta promuovendo il proprio libro Combattere da uomo, edizione Mondadori, in cui fa una lunga riflessione sulla gioventù, la lealtà e la giustizia, dando ampie motivazioni sulla propria decisione di lasciare il mondo del calcio e l’Inter al momento opportuno.
Nato a Rionegro nell’agosto del 1976, Iván Ramiro Córdoba Sepulveda, questo il suo nome completo, è oggi un dirigente dell’Inter, dopo averne a lungo rivestito la casacca da giocatore. Ha iniziato la sua carriera in Colombia nelle file del Deportivo Rionegro, dove dopo essersi formato nelle giovanili, ha giocato negli anni tra il 1994 e il 1996. Qui inizia subito a dare mostra di doti non comuni, nonostante la giovanissima età. Passato al Nacional Medellin, ha presto confermato la sua forza di difensore di fascia capace di francobollare al meglio l’avversario diretto, soprattutto grazie alla grande velocità e ad una reattività non comune. Dopo aver vinto la Coppa Interamericana, nel 1998 si è quindi accasato in Argentina, al San Lorenzo, dove ha confermato la sua grande crescita tecnica, calamitando le attenzioni dell’Inter. La società presieduta da Massimo Moratti ha ingaggiato Córdoba nel 2000, sborsando l’equivalente di 14 milioni di euro. Con la maglia nerazzurra ha iniziato presidiando la fascia per poi trasformarsi in centrale, formando una coppia molto affiatata con Marco Materazzi. Quando il centrale italiano ha iniziato il suo declino, ha quindi affiancato i vari Samuel e Lucio. Forte in marcatura, ha saputo ovviare ad un fisico non proprio da granatiere con la grinta e la forza atletica, dimostrandosi elemento estremamente continuo e affidabile. Elementi che gli hanno permesso di conquistare la fiducia di Roberto Mancini e poi anche di Josè Mourinho. Con l’Inter ha giocato sino al 2012, vincendo cinque titoli, quattro Coppe Italia e altrettante Supercoppe italiane, oltre alla Champions League del 2010 e al campionato mondiale per club dell’anno successivo. Negli ultimi anni ha però dovuto convivere con alcuni gravi infortuni che ne hanno fortemente limitato l’impiego e affrettato il suo declino. In totale con l’Inter ha disputato 323 gare in campionato, mettendo a segno anche 15 reti. Al totale vanno poi aggiunte 92 gare e 1 rete nelle coppe europee e 34 partite più due reti in Coppa Italia.
Ha fatto a lungo parte della rappresentativa nazionale del suo Paese con cui ha vinto la Coppa America nel 2001, mettendo peraltro a segno la rete che ha deciso la finalissima. In totale con la casacca della Colombia ha collezionato 71 presenze, mettendo a segno anche 5 reti. Attualmente vive a Cassina, dove si è trasferito nel corso del 2000 ed è stato insignito della cittadinanza italiana dal sindaco del centro lombardo nel luglio del 2011. Va anche ricordata la sua attività di beneficenza, che lo ha spinto in particolare a fondare l’associazione Colombia te quiere ver, una organizzazione senza scopo di lucro dedita al sostegno dei piccoli non vedenti in stato d’indigenza, che quindi non avrebbero mezzi per potersi sostentare. Un impegno assolutamente meritorio che è stato premiato da L’Altropallone.