Il 29 giugno 2017 uscirà nelle sale cinematografiche italiane il film di Sean Penn Il tuo ultimo sguardo (titolo originale The Last Face), con Charlize Theron, Javier Bardem, Adèle Exarchpoulos, Jean Reno, Jared Harris, Denise Newman, Merritt Wever, Oscar Best, Zubin Cooper. Prodotto da FilmHaven Entertainment, Gerber Pictures, Matt Palmieri Productions e disribuito da 01 Distribution, con la sceneggiatura di Erin Dignam e le musiche di Joseph Vitarelli, è una pellicola sui disordini in Africa dovuti agli interessi occidentali in competizione e a un mondo senza equilibri sociali. La storia si muove, intanto, anche su una relazione amorosa tra un uomo e una donna che lavorano entrambi nell’assistenza ai popoli del terzo mondo, ma attraverso mestieri e attività diversi.
Un film che aspira ad essere evocativo e a sensibilizzare in modo anche molto generico sui problemi politico-sociali dell’intero continente africano. Inoltre la pellicola pone spunti di riflessione sui diversi punti di vista in base ai quali adottare il metodo migliore per una sensibilizzazione dell’Occidente quanto più efficace possibile.
Miguel Leon è un medico impegnato sul campo in una missione di aiuto sanitario, Wren Petersen la direttrice di una ONG, si sono conosciuti e innamorati quando anni prima scoppiarono i conflitti armati in Liberia e in Sierra Leone. Lei è la figlia del fondatore di un’associazione umanitaria che a un certo punto, anche per amore verso Miguel, ha deciso di lasciare le politiche umanitarie e diplomatiche gestite dalla città di Ginevra per dedicarsi all’assistenza e agli aiuti sul campo. La guerra in Liberia, col passar degli anni, si rivela sempre più drammatica e irrisolvibile e anche per questo motivo la loro storia d’amore comincia ad incrinarsi, in quanto Wren ha intenzione di tornare a Ginevra, in Svizzera, perché pensa che il rivolgersi direttamente alle nazioni dell’Occidente sia l’unico mezzo per lanciare un grido d’allarme più efficace al fine di adottare politiche economiche e sociali più eque e dare il via a interventi di pace più mirati.
Miguel, però, essendo uno che ha lavorato sempre a contatto con i popoli e con le singole vite da salvare, sostiene che i tempi debbano essere maturi per poter cambiare alcune regole del mondo e che sia più produttivo, invece, puntare sul lavoro e sulle missioni quotidiane da portare avanti concretamente e con costanza nella propria sfera d’azione.
Il film, presentato al Festival di Cannes nel 2016, non ha ricevuto per niente critiche positive. A detta di molti critici Sean Penn, nonostante in passato si sia distinto nella regia di pellicole come Into the Wild, dimostrando le sue capacità di raccontare storie e rappresentare situazioni evocative e suggestive, in questo lavoro avrebbe peccato di troppo egocentrismo e retorica nell’affrontare tematiche così generiche e complesse, comunicando nel modo più scontato e approssimativo l’urgenza che i popoli africani hanno di essere aiutati dall’Occidente nella risoluzione dei conflitti e delle ingiustizie, temi che abbracciano anche la situazione economica globale.
La storia d’amore tra i protagonisti, inoltre, appare collegata molto male al tema umanitario e ai fatti drammatici raccontati, dando persino troppo peso ai contrasti che scoppiano all’interno della coppia, atteggiamento che stona e non convince, dal momento che la loro relazione risulta inserita in modo così inequivocabile in quelle stesse tematiche.