Protagonista delle principali pellicole del cinema italiano e internazionale, Violante Placido vanta una carriera da sempre sulla cresta dell’onda, eppure nel suo passato ha dovuto farei conti con la timidezza e per un certo periodo è stata il bersaglio preferito di un gruppo di bulli. Questo, in breve, il contenuto di “Futura”, una newsletter sull’identità che la figlia di Michele Placido ha scelto di scrivere per Il Corriere della Sera e che ha catturato l’attenzione dei suoi fan. L’attrice, di recente, ha parlato della sua infanzia con Candida Morvillo, che nel corso di una lunga intervista ha cercato di indagare su quel passato poco noto ai più. “Mi sono domandata quand’è che mi sono sentita davvero bene e mi sono rivista, a Los Angeles, mentre abbraccio un barbone. Me lo lasci chiamare così: a usare una parola politicamente corretta come clochard, mi sembra di mettere una distanza che non sento”, ha detto Violante Placido, che nella newsletter ha scelto di partire da una storia che ha segnato profondamente la sua vita.
Subito dopo, l’attrice ha parlato anche del suo passato, soprattutto di quel periodo in cui, a Los Angeles, si sentiva isolata dal resto del mondo: “Pur nella condizione privilegiata di figlia di attori ed emigrante di lusso, mi sentivo diversa: ero la straniera stralunata, che si vestiva strana, parlava strano e nessuno voleva essermi amico. Le altre ragazzine già si depilavano, alcune portavano lenti a contatto colorate. Io ero intimidita, impaurita, e troppo orgogliosa per fare il primo passo”. E di fronte alle sue insicurezze, di conseguenza, hanno trovato terreno fertile i bulli: “Mi facevano piccoli ricatti, sottili violenze psicologiche, non fisiche. Il rappresentante di classe aveva il compito di fare l’appello e mi faceva mettere in punizione per ritardi minimi. Oppure qualcuno m’invitava al cinema, ma a patto che lo facessi copiare in spagnolo, in cui ero la prima della classe. Mi offrivano amicizia sotto forma di ricatto. E se invece, in classe, davo aiuto a quelli più emarginati di tutti, facevano la spia”