E’ ormai in uscita nella sale italiane La guerra dei cafoni, film commedia diretto nel 2016 da Davide Barletti e Lorenzo Conte che ha partecipato al Bari International Film Festival, all’interno della sezione ItaliaFilmFest/Opere prime e seconde e al Bifest 2017. A recitare nei ruoli principali troviamo Claudio Santamaria, Donato Paterno, Ernesto Mahieux, Pasquale Patruno, Pietro Doniso e Kevin Magri. La pellicola è stata accolta molto bene dalla critica cinematografica e ora, naturalmente, si propone di capitalizzare tale consenso al botteghino, pur trovandosi a fare i conti con una distribuzione molto parziale sul territorio nazionale.
La vicenda raccontata tratta liberamente da un romanzo di Carlo D’Amicis, si svolge a Torrematta, un villaggio ubicato all’interno del Salento, ove con l’arrivo della stagione calda ogni anni si riaccende puntuale il conflitto tra i rampolli delle ricche famiglie che hanno eletto il luogo come teatro delle loro vacanze e i ragazzi del luogo, provenienti da famiglie di contadini e pescatori. I due eserciti sono capeggiati da Scaleno e Francisco Marinho, che aggiungono il reciproco odio alla tavola già imbandita dallo scontro sociale in atto. Quando si aggiungerà al quadro anche Cugginu, a sua volta rappresentante di ulteriori istanze sociali, lo scontro si trasformerà in una vera e propria guerra a tutto campo. Una guerra violenta, che però non travalica nel sadismo o nella nevrosi, ma si rivela in definitiva come un modo di evadere alla fine di un’epoca, quella in cui la civiltà contadina non era ancora stata travolta completamente.
Nel corso di un’intervista rilasciata a margine della presentazione del film, gli stessi autori hanno definito come favola magica la loro opera. Una favola nella quale risultano comunque molto evidenti le differenze sociali tra i due microcosmi, mettendo in ampio risalto quella che era la situazione nell’Italia del 1975, anno in cui è ambientata la storia. La distinzione evidenziata dagli autori riflette alla perfezione quella in atto nell’Italia dell’epoca, in particolare nella parte inferiore dello stivale. Proprio al Sud, infatti, era ancora possibile notare il distacco abissale tra chi faceva parte dell’Italia contadina e coloro che rappresentavano invece una borghesia rampante in procinto di impossessarsi del Paese. Differenze sociali e culturali che gli stessi autori non esitano a definire comunque molto meno evidenti di quelle che distinguono la situazione odierna. Il punto di forza del lavoro di Barletti e Conte, già noti per aver diretto Fine pena mai, ambientato sempre nel Salento, ma degli anni ’80, è proprio l’utilizzo di un cast in cui ad alcuni attori professionisti si affiancano gli adolescenti alla loro prima prova. Ad aggiungere ulteriore fascino al film c’è anche la decisione di far parlare i protagonisti in stretto dialetto pugliese, con i sottotitoli in italiano. Una scelta forse svantaggiosa in termini commerciali, ma che va a favore di un risultato effettivamente di alto livello.