Il morbo di Parkinson è una di quelle patologie che spesso si associano con l’età tardiva. Infatti incide mediamente sul 2% della popolazione over 65 anni, ma bisogna considerare che ci sono anche molti casi in cui si manifesta prima dei 40. In quest’ultimo senso si parla di Parkinson giovanile proprio perché si presenta su soggetti che spesso non hanno ancora raggiunto la maggiore età. Di uno di questi casi si sono occupate all’inizio del mese Le Iene Show, nello specifico l’inviato Matteo Viviani. Ci ha raccontato infatti la storia di Max, un uomo che ora ha 45 anni e che si è ammalato del morbo di Parkinson quando ne aveva solo 17. Nelle fasi iniziali, la patologia non è spesso così evidente, dato che alcuni dei sintomi più gravi come i tremori generalizzati in tutto il corpo, le difficoltà motorie e comunicative, possono avvenire anche molti anni dopo l’insorgere della malattia. I sintomi con cui si presenta sono precisi e spesso sottovalutati perché avvisaglie di problemi futuri. Oltre quelli già citati, sono frequenti le instabilità a mantenere la posizione eretta e le conseguenti perdite di equilibrio, l’ansia e la depressione. Ma già con questi ultimi due problemi psichiatrici siamo in presenza di uno stadio avanzato del morbo di Parkinson ed è questa la difficoltà maggiore. Proprio individuare nei piccoli segnali, come l’eccessiva flessione delle dita, un quadro clinico più complesso. Quando infatti Max, uno dei protagonisti di queste vicende, scopre di essere malato è ancora adolescente ed i medici hanno potuto diagnosticare il morbo di Parkinson giovanile solo perché le cadute erano ormai frequenti ed il tremore -prima di un dito, poi degli arti- era ormai evidente. Per un periodo Max si sottopone ad una cura che prevede l’assunzione di un cocktail di 12 farmaci diversi e grazie a questo riesce a tenere sotto controllo la malattia, tanto che continua a lavorare ed addirittura si sposa. La successiva eliminazione di uno dei farmaci dal mercato segna la fine del “sogno” di Max che ripiomba nella malattia, ma non smette di sperare. Negli ultimi giorni le notizie di cronaca ci parlano anche di un’altra storia, quella di un maestro di sci che a soli 29 anni si è ammalato di Parkinson e che solo di recente, dopo 12 anni, si è sottoposto ad trattamento chirurgico che prevede la stimolazione cerebrale. Riporta Quotidiano Sanità, che la storia di quest’uomo, ormai 51enne, è uno dei 250 casi positivi su cui può contare l’ospedale Molinette di Torino. Si parla di impianti bilaterali, ovvero di due posizionamenti di elettrocatetere intracerebrale che stimolano le funzioni nervose per ripristinare l’autonomia motoria. Nei giorni scorsi anche Max si è sottoposto ad un’operazione che potrebbe cambiare definitivamente la sua vita.