Sette film su undici tra quelli selezionati per il concorso della tredicesima edizione delle Giornate degli Autori – Venice Days sono diretti o codiretti da donne. La creatività e il cinema delle donne sono, infatti, al centro del programma delle Giornate degli Autori, sezione indipendente e parallela della Mostra internazionale d’arte cinematografica, promossa da Anac e 100autori, che si svolge dal 31 agosto al 10 settembre. Le Giornate nascono nel 2004 come rassegna autonoma sul modello della Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. Si tratta di una sezione allo stesso tempo più impegnata e più mondana dell’altra sezione autonoma, la Sic-Settimana internazionale della critica, forse perché gli autori sono molto più agitati e politicamente “impegnati” dei critici.
Entrambe le Sezioni sono molto seguite dal pubblico degli appassionati suscitando, forse, qualche gelosia da parte della Mostra, che da due anni le ospita non più nella Sala Darsena (1409 posti), ma nella più piccola Sala Perla (450). Il centro delle attività delle Giornate è la sempre affollata Villa degli autori, accanto all’hotel Excelsior, dove si svolgono, incontri, convegni, eventi, feste, proiezioni, dalla mattina a notte inoltrata.
La rassegna comprende 11 film in concorso, una serie di film-evento e i tre film finalisti del premio Lux. Tra gli incontri più interessanti si segnalano: “Il Cinema italiano e la diversità”, un incontro tra cineasti ed esperti del settore per promuovere l’attuazione delle politiche della diversità e della pluralità culturale e la valorizzazione delle differenze.; il “China Forum”, incontro con autori cinesi alla ricerca di forme possibili di collaborazione tra Italia e Cina; “Direzione donna”, dedicato appunto all’autorialità femminile tra talento è pari opportunità; un convegno sui “Talent Lab”, gli incubatori di progetti promossi da molti festival (Berlino, Cannes, Torino, Venezia).
I lungometraggi che hanno partecipato alla selezione sono stati 1178. Poche le commedie. “Ma non è colpa nostra. – dichiara il direttore Giorgio Gosetti – Il cinema riflette le crisi e i continui conflitti del mondo contemporaneo”. Il film d’apertura, non casualmente, è The War Show un documentario sulla guerra in Siria, nato come un diario personale di un gruppo di amici a partire dal 2011, che è diventato una drammatica testimonianza su un conflitto senza fine.
Due ragazzi che scoprono l’amore e l’amicizia durante una turbolenta estate islandese sono i protagonisti del racconto di formazione Heartstone. Non deluderanno i due film italiani selezionati. Indivisibili di Eduardo De Angelis potrebbe essere il seguito di un famoso episodio dei Mostri di Risi, nel quale un cinico Gasmann sottrae il cieco che sfrutta a una possibile cura. Qui due sorelle siamesi cantanti mantengono tutta la famiglia ma scoprono che potrebbero dividersi e la vita cambia per tutti. Al centro dell’opera prima di Marco Danieli, La ragazza del Mondo, prodotta dal Centro sperimentale di Cinematografia e interpretata da Pippo Del Bono, nella parte di un capo religioso, c’è la storia di Giulia, giovane testimone di Geova. La ragazza mette in discussione tutta la propria vita quando si innamora di un “ragazzo del mondo” e subisce la totale esclusione da parte della sua comunità.
È un western agreste il colombiano Pariente, storia di amore, brutalità e vendetta. Ispirato a una graphic-novel è il francese Polina, danser sa vie che segue la carriera e la crescita fisica, professionale e sentimentale di una ballerina dall’infanzia all’età adulta. È un thriller senza un attimo di tregua l’australiano Hounds of Love nel quale una diciassettenne rapita da una coppia di maniaci cerca di sfruttare i loro conflitti latenti per liberarsi. La regista croata Hana Jusic racconta in Quit Staring at my Plate una vita difficile, quella di Hana, divenuta la colonna su cui si regge la sua famiglia, la madre opprimente, il fratello disabile, dopo che il padre, colpito da ictus, si trasforma in un vegetale.
Le strade di Manila fanno da sfondo alla ricerca del proprio bambino, rapito un mese dopo la nascita, da parte di una giovane coppia in Familya Ordinaryo. È una storia di razzismo quella di Sami Blood che racconta il tentativo di emanciparsi di una quattordicenne appartenente alla comunità del nativi Sami, discriminati negli anni Trenta in Svezia.
Il premio ai film in concorso sarà assegnato da una giuria particolare, 28 giovani cinefili, dai 18 ai 25 anni, provenienti da 28 paesi europei diversi. I film-evento, fuori concorso, sono numerosi. La prima co-produzione ufficiale Italia-Cina, Caffè di Cristiano Bortone, racconta tre storie che si intrecciano anche se si svolgono in tre parti del mondo molto lontane tra loro. Il Tribeca festival di NewYork invia un road-movie,Always Shine, della regista Sophia Takal sulla vacanza di due amiche attrici a Big Sur in California che si trasforma in un thriller. Rocco Siffredi è il protagonista di Rocco, opera di due documentaristi francesi dedicata alla star del cinema a luci rosse. Le videocassette di un lunghissima intervista registrata con Charles Bukowski, ritrovate e digitalizzate, dopo 35 anni, servono al Matteo Borgardt, figlio dell’intervistatrice di allora, Silvia Bizio, per ricostruire una serata con lo scrittore.
L’uomo che non cambiò la storia di Enrico Caria racconta una vicenda incredibile ma vera. Il famoso storico dell’arte Ranuccio Bianchi Bandinelli ebbe nel ‘38 l’incarico di accompagnare e fare da guida a Hitler e Mussolini nel ‘38, durante il famoso viaggio in Italia del dittatore nazista. Uomo Pacifico ma antifascista, Bandinelli si rese conto che avrebbe potuto uccidere i due dittatori e cambiare la storia e studiò un piano dettagliato. Si tratta di una storia vera, ma praticamente sconosciuta. Il drammaturgo, regista e scrittore Giorgio Pressburger interpreta se stesso nel secondo film, Il profumo del tempo delle favole, che Mauro Caputo dedica a Pressburger stesso. Pippo Del Bono dirige e interpreta Vangelo dove in un centro per rifugiati, con l’aiuto degli immigrati e delle loro storie, mette in scena una sua versione personale del Vangelo.
Il film di chiusura è Ombre dal fondo dell’italiano Paolo Piacenza, un documentario simmetrico al film d’apertura che racconta l’avventura del giornalista italiano Domenico Quirico, rapito e trattenuto in prigionia per 152 giorni in Siria nel 2013.
Le Giornate presentano anche i tre film finalisti del premio Lux. Sono film europei che vengono selezionati dal Parlamento europeo e che vincono il diritto di essere sottotitolati nelle 24 lingue ufficiali dell’Ue. A novembre i 751 deputati europei sceglieranno tra i finalisti il vincitore, che avrà diritto anche a una promozione speciale. I tre film sono: la commedia della regista tedesca Maren Ade Tony Erdmann, storia di un padre che piomba improvvisamente nella vita della figlia che fa la consulente a Bucarest, in concorso a Cannes quest’anno, dove è piaciuta molto (ma non a tutti); A peine j’ouvre les yeux , in concorso lo scorso anno ai Venice Days, storia di una ragazza tunisina che invece di studiare medicina vuole fare la cantante; infine Ma vie de Courgette, delizioso film d’animazione proiettato con successo a Cannes.
In conclusione, anche quest’anno, il programma delle Giornate sembra promettere buone visioni, ottimi incontri e qualche sorprese. Ultima curiosità: le Giornate degli Autori – Venice Days, grazie al loro attivo impegno, ricevono dallo Stato un contributo pubblico che è quasi il triplo di quello della Sic-Settimana internazionale della critica: 255.000 euro.