Si è confessato, in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, Michele Placido, uno dei più affermati attori italiani che, a 71 anni, è pronto a lanciare quella che sarà ufficialmente la prima serie italiana su Netflix, ovvero Suburra. Una personalità definita complessa, che rende però giustizia alle idee portate avanti in cinquant’anni di carriera. Michele Placido ne ha per tutti, a partire dal Partito Democratico, definito partito di rottamatori finito rottamato, fino a Silvio Berlusconi ritenuto ormai oltre i più ragionevoli limiti di età. Ma la stilettata più forte è per il Movimento 5 Stelle, in particolare per la Sindaca di Roma Virginia Raggi. La domanda di Placido è: “Oggi in quanti la rivoterebbero?” Placido sottolinea come la città non funzioni, definendo Roma la Capitale più corrotta del mondo, ma il populismo funziona più della programmazione quando le cose vanno particolarmente male e di questo l’attore sembra esserne pienamente consapevole.
“PAPA FRANCESCO UNICA SPERANZA”
Basta qualcuno simpatico, continua Placido, e i voti arrivano, perché la gente non ne può più. E anche il Vaticano e la Chiesa finiscono sotto il mirino dell’attore, che definisce Papa Francesco: “Uomo della Speranza capace di far riprendere fiato alla gente, l’unico che può far vedere un po’ di luce considerando le notizie gravissime che arrivano dal Vaticano: violenze, abusi sui bambini, fatti che minano nel profondo la fiducia nelle istituzioni.” Placido ha parlato anche della sua vita privata, in particolare della relazione con la moglie Federica, sui compagna da 17 anni e sua moglie da 4, molto più giovane di lei. Il lancio di Suburra, serie della quale Placido è stato uno dei registi in linea con la moda del momento che vede i vari episodi diretti da diversi elementi dietro la macchina da presa, è in linea con la seconda giovinezza dell’attore che ha affermato però di pensare al momento in cui farsi da parte, prendendo esempio da colui che considera un maestro, Mario Monicelli. In ultimo l’attore diventato icona immortale per la sua interpretazione di Corrado Cattani ne La Piovra, parla di Dio e della sua sensibilità religiosa. “Siamo portati a immaginare Dio come un signore con la barba che ci guarda dall’alto dei cieli. Io, quasi alla fine del mio viaggio, forse qualche pensiero non dico più profondo ma un po’ più vicino a quello che la mia intelligenza mi propone me lo sono fatto e credo che Dio non sia né maschio né femmina… E, se proprio dovessi scegliere un genere, mi piacerebbe fosse donna, ho più fiducia in loro. Mia madre, vedova, ha amministrato una casa intera con otto figli e so con quale saggezza, con quale capacità umana ma anche intellettuale sia riuscita a farlo, pur essendo una donna del popolo”.