POLETTI: ELEMENTI POSITIVI DI NOVITÀ
Il confronto tra Governo e sindacati sull’aumento dell’età pensionabile procede e Giuliano Poletti si augura che alla fine si possa trovare un accordo. “C’è un confronto in piedi, anche oggi c’è stato un momento di discussione, lunedì ci sarà l’incontro con il presidente del Consiglio e coi segretari confederali, io credo che quando si attiva un confronto sia sempre un elemento positivo perché consente a ognuno di mettere in campo le proprie considerazioni, le proprie valutazioni”, ha detto il ministro del Lavoro a seguito del tavolo tecnico che c’è stato ieri. Secondo quanto riporta Askanews, il ministro ha anche spiegato che dal suo punto di vista sono stati introdotti “elementi positivi di novità” e “ognuno poi alla fine di questo percorso avrà l’opportunità di valutare se il punto raggiunto è soddisfacente o meno, ma credo sia comunque positivo che questo confronto si sia sviluppato”.
COTTARELLI: AUMENTO ETÀ PENSIONABILE INEVITABILE
Per Carlo Cottarelli, l’aumento dell’età pensionabile “è inevitabile. Non che la Fornero sia stata cattiva o che Monti sia stato Dracula. Il problema è che si vive più a lungo e che facciamo meno figli. E quindi ci sono meno giovani che sostengono un numero più elevato di anziani”. L’ex commissario alla spending review, a margine del convegno organizzato dall’Università di Siena in occasione della Giornata della trasparenza, ha spiegato che certamente le aspettative di vita non sono uguali per tutte le categorie di lavoratori, “ma se il numero di quelli che lavorano si riduce perché gli anziani da giovani non hanno fatto figli questo è un problema”. Cottarelli, secondo quanto riporta corrierequotidiano.it, ha quindi evidenziato che le soluzioni sono o un taglio delle pensioni “o lavorare più a lungo o tassare quei pochi giovani che dovranno sostenere gli anziani”.
PROPOSTA DEL GOVERNO SULL’ASPETTATIVA DI VITA
Continua il confronto tra Governo e sindacati sull’aumento dell’età pensionabile e a quanto pare l’esecutivo ha presentato una proposta relativa al metodo con cui agganciare i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita. L’ipotesi è quella di varare un nuovo meccanismo di calcolo dell’aspettativa di vita, basata sulla media di un biennio, in grado anche di cogliere eventuali diminuzioni della speranza di vita. Il nuovo meccanismo verrebbe utilizzato a partire dal 2021, ma pare che non ci potrebbe essere mai una diminuzione dei requisiti pensionistici. In caso di un calo della speranza di vita nell’arco di un biennio, infatti, servirebbe per annullare un eventuale aumento che si dovesse registrare nel biennio successivo. Difficile dire se i sindacati potranno dirsi soddisfatti di questa proposta. Per il momento hanno fatto capire, specialmente Cgil e Uil, di non essere contenti di come sta procedendo il confronto in generale.
LE RICHIESTE DI PRIOETTI (UIL)
Governo e sindacati continuano il loro confronto con la speranza di arrivare a un accordo sull’aumento dell’età pensionabile. L’esecutivo ha proposto di esentare 15 categorie di lavori, ma “noi chiediamo un ampliamento significativo della platea propostaci”, fa sapere Domenico Proietti. Intervistato dal GR1, il Segretario confederale della Uil ha anche spiegato che un’altra richiesta è quella “di definire in maniera rigorosa i criteri di accesso”, per evitare di trovarsi in situazioni come quelle verificatasi nel caso dell’Ape social, dove “molte categorie che sulla carta potevano accedervi, a causa di requisiti molto stringenti, non hanno potuto” farlo. A proposito dell’Anticipo pensionistico agevolato, il sindacalista ne ha chiesto la proroga fino al 2019. Attualmente, infatti, questa misura scadrà alla fine del 2018.
NUOVA RICHIESTA SUI LAVORI GRAVOSI
Era forse prevedibile, fatto sta che da quando il Governo ha fatto capire di essere disposto a concedere delle “esenzioni” dall’aumento dell’età pensionabile per alcune professioni, non sono mancate le richieste da parte di alcune categorie di entrare a far parte di queste deroghe. I sindacati dei trasporti Filt Cgil, Fit Cisl, Savt e Uiltrasporti della Valle d’Aosta chiedono quindi che “il lavoro sugli impianti a fune sia riconosciuto tra le attività gravose”. “È giusto che si tenga conto che lavorare a 25/30 gradi sotto zero, in stazioni sciistiche poste fino a 4.000 metri, magari svolgendo manutenzioni pesanti, venga riconosciuto come lavoro gravoso ci auguriamo che questa volta possa aprirsi uno spazio”, spiegano i sindacati. Tra l’altro non va dimenticato che i lavori gravosi hanno la possibilità di accedere all’Ape social.
LAVORATORI PRECOCI, NESSUN MIGLIORAMENTO IN ARRIVO
Il Governo potrebbe aumentare la platea dei lavori gravosi da esentare dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni previsto dal 2019. Tuttavia questo non aiuterebbe i lavoratori precoci. Per alcuni di loro era stata prevista, lo scorso anno, la possibilità di accedere all’Ape social, anche se con dei paletti rigidi. Talmente rigidi che, come ricorda Il Sole 24 Ore, “meno del 30% di chi ha presentato domanda ha ricevuto una risposta di accoglimento. A fronte delle 26.251 domande arrivate, solo 7.356 sono state accolte (28%), 18.411 quelle respinte, mentre 484 risultano ancora in fase istruttoria”. Il quotidiano di Confindustria segnala anche che “con i nuovi indirizzi interpretativi del ministero del Lavoro, tra le domande scartate dall’Inps saranno ora riconsiderate almeno 216 situazioni”.
Numeri quindi piuttosto bassi che non cambiano quello che sembra essere un dato di fatto: la misura per i lavoratori precoci aveva talmente tanti paletti che in pochi riusciranno a usufruirne. Ciò non toglie che vi siano persone che hanno iniziato a lavorare presto e che dopo oltre 40 anni di attività avrebbero la legittima aspirazione ad andare in pensione. Anche perché nel frattempo potrebbero aver perso il lavoro, ma potrebbero non aver raggiunto i 63 anni necessari ad accedere all’Ape social. Se poi scatterà l’aumento dei requisiti pensionistici in base all’aspettativa di vita, per i precoci le cose peggioreranno ulteriormente: anziché dover aver versato 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi se donne), dal 2019 dovranno aver almeno contributi per 43 anni e 3 mesi. A meno che non rientrino tra le categorie che Governo e sindacati vogliono esentare dall’incremento.
BARBAGALLO: SERVONO RISPOSTE PER GIOVANI E DONNE
“Bisogna dare risposte in merito all’adeguamento delle pensioni in essere, alle garanzie per le future pensioni dei giovani che svolgono lavori discontinui, alle diseguaglianze che gravano sulle donne dedite anche ai lavori di cura”, ha detto Carmelo Barbagallo intervenendo al Consiglio nazionale della Uil Pensionati in corso a Chianciano. Per il Segretario generale del sindacato di via Lucullo, con l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni gli italiani devono “fare i conti con questa inaccettabile, insostenibile e ingiusta sovrapposizione tra la legge Fornero e il meccanismo dell’aspettativa di vita”. “Oggi al Paese non servirebbe un Sindacato che scende in piazza, non vogliamo creare problemi alla già lenta ripresa economica: se ne rendano conto e non ci costringano a questo passo”, ha aggiunto il sindacalista, che ieri ha ribadito come sia “impensabile attuare una modifica a costo zero dell’attuale sistema, ma vogliamo anche sottolineare che una riforma intelligente può avere costi sopportabili e che, comunque, inciderebbero solo a partire dal 2019”.
FURLAN: RIVEDERE MECCANISMO ETÀ PENSIONABILE
Annamaria Furlan trova del “buono” in quello che la Banca d’Italia e la Corte dei conti hanno detto sugli interventi riguardanti la previdenza. Per la Segretaria generale della Cisl, infatti, le due istituzioni riconoscono “che bisogna correggere alcuni aspetti della riforma del sistema pensionistico, nel segno dell’equità”. La sindacalista tiene poi precisare che “noi non abbiamo mai detto che vada cancellata per tutti l’aspettativa di vita. Nell’accordo che noi un anno fa abbiamo fatto con il Governo abbiamo detto che va rivisitato il meccanismo perché non tutti i lavori sono uguali, non è uguale la gravosità, il pericolo del lavoro e quindi evidentemente bisogna fare un lavoro importante che identifichi la reale aspettativa di vita, in base al lavoro che uno svolge”. Secondo quanto riporta Adnkronos, Furlan evidenzia anche che “se si lavora in un laminatoio o si lavoro sulle impalcature vien difficile arrivare a quell’aspettativa di vita che è la media dell’Istat”.