Esplorando con metodo e indagine l’intricato terreno delle nuove professioni, abbiamo offerto in questi anni un ventaglio di soluzioni occupazionali per il quale risulta difficile capacitarsi di come sia possibile essere ancora inoccupati, seguendo con costanza la nostra rubrica settimanale. Ma tant’è. Perciò instancabilmente proseguiamo nel nostro ideale itinerario alla ricerca di nuove possibilità di impiego, pronti a elargire consigli originali sulle professioni di domani (ma praticabili fin da oggi).
Suggerisce lo Zingarelli, un vocabolario che si è fatto da sé perché non si è limitato a sfogliare le verze, come molti, troppi, concorrenti hanno fatto: “Considerandolo nella sua integrità, tra germogli, fusti e fogliame, è tutto ‘monetizzabile’: con applicazioni nell’industria alimentare, nel design e pure nelle costruzioni. Inoltre, non richiede alcun genere di pesticidi e non ha impatti negativi sull’ambiente. L’uso alimentare, finora per noi quasi sconosciuto, è tra quelli che più sta prendendo piede. I germogli, ricchi di minerali e vitamine, sono ottimi per la cucina vegetariana ed etnica e per un’alimentazione naturale”.
Ok, Zinga (a noi piace chiamarlo così, in fondo è il nostro supereroe preferito!), ma manca il soggetto: di cosa ci stai parlando? Cosa sarà mai questa specie di manna di biblica memoria? “Dileggiatori pessimisti, ecco cosa siete! Tanti e tali sono le sue qualità che mi sono dimenticato di specificare che sto parlando del bambù”.
Ma Zinga… non vorrai mica dirci che si può coltivare il bambù anche qui da noi? “Assolutamente sì. Clima e caratteristiche del terreno italiano sono molto favorevoli a questa pianta. Tenete conto che un bambuseto non ha bisogno di essere seminato, innaffiato o concimato, e la coltivazione di bambù è biologica al 100%: praticamente, una volta che vi siete, in un modo o nell’altro, procurati un terreno, il bambù viene su da sé. Potreste farcela persino voi due! È una pianta molto prolifica, al punto che è necessario fare attenzione che non infesti le altre colture (ma che vi frega? Voi due non coltivereste altro!). Per di più, come già dicevo, gli utilizzi del bambù sono sterminati, si va dal food alla produzione di mobili, dal make up ai filati, passando per la realizzazione di occhiali, orologi e oggetti di design: sono più di 1.500 le applicazioni commerciali e industriali del bambù gigante”.
Perciò, caro Zinga, verrà un giorno che i prodotti cinesi avranno un nuovo concorrente, competitivo e di alta qualità: il bambù made in Italy… “Sarà così di certo! E siccome non siete qui per fare i rimbambù, cioè quelli che non capiscono un tubo di questa pianta prodigiosa, date almeno ai vostri sparuti lettori alcuni pratici suggerimenti, qualche idea che – se brevettata – possa regalare soddisfazioni economiche a loro e di ritorno anche a voi”.
Sarà che siamo dotati di fantasia, sarà che all’amicizia con lo Zinga ci teniamo, ecco a voi, a titolo assolutamente gratuito, una serie di immediate applicazioni che potrebbero cambiarvi la vita. Fatene tesoro!
Bambugia. Equivalente della bambagia, potrebbe avere prezzi di molto inferiori e utilizzi in campo medico, ma soprattutto per quanto attiene all’igiene personale. Anzi, i Bambufiòc potrebbero davvero sfondare sul mercato.
Bambulotto di pezza. Lanciata sul mercato in un periodo forte, come quello natalizio, la bambola in pezza di bambù potrebbe rivelarsi un presente molto gradito. Se il vostro budget ve lo consente, regalate una Barbiù, la Barbie confezionata con germogli di bambù. I pezzi invenduti, poi, possono essere riciclati come spaventapasseri da utilizzare nei bambuseti.
BamBar. È il nome di una catena in franchising di bar allestiti con arredo completamente di bambù. Vi si possono gustare esotici drink serviti in pregevoli bambicchieri (bicchieri in bambù).
Con queste premesse, la spinta imprenditoriale che investirà il Paese darà notevole slancio all’economia, creando migliaia di posti di lavoro, soprattutto a livello giovanile. Così che il neologismo bambuccioni non starebbe più a indicare quei giovani perennemente accomodati sul divano sotto l’ala protettiva dei propri genitori, ma un popolo di giovani imprenditori “venuto su, grazie al bambù!”. E allora, che aspettate: “Fatevi una, cento, mille canne!”.