Novembre, si sa, è un mese grigio (o bigio? Mah, nell’incertezza, lanciate una moneta: testa, grigio; croce, bigio). E forse mai come quest’anno si va a chiudere, per noi italiani, con addosso il senso uggioso (o cinereo? Se non sapete scegliere quale sia l’aggettivo più adatto, tirate a sorte) di una débâcle planetaria. Una disfatta che – ahinoi! – ci ha ricacciato nell’angolo agli occhi dell’opinione pubblica internazionale (e da noi anche peggio!), alla stregua di un pugile suonato (o stretto alle corde? Se siete titubanti, riportate le due espressioni su due foglietti di carta, infilateli in un’urna, mescolate, poi pescate a caso) da un avversario incalzante e senza pietà.
Ricordiamo la funesta sequenza: fuori dai Mondiali (di calcio) e fuori persino dagli Europei (dell’Agenzia del farmaco). Due brucianti sconfitte nel giro di pochi giorni che hanno lasciato profonda amarezza (o inconsolabile sbigottimento? Lasciate che sia il caso a decidere il sentimento giusto). Così che probabilmente non basterà neppure la fine del 2017 (anno alquanto infelice) per smaltirli del tutto. L’unica certezza è che spesso la vita, mettendoci davanti a scelte secche, è tutta uno spareggio o un sorteggio. Roba da dentro o fuori. E noi siamo rimasti fuori, ma proprio fuori fuori.
Ma se per il pallone i colpevoli hanno facce precise, a partire da chi sta più in alto (“Ma se io avrei saputo prima” ha esclamato Carlo Tavecchio col magone ma con perfetta padronanza della lingua, “che il Marcellolippi – tutt’attaccato – avrebbe scegliuto, o forse si dice “scelso”???, il Giampieroavventura – tutt’attaccato -, l’avrei mandato subito a presenziare il Tale e Quale Show col suo fratello Claudio. Come il Claudio chi? Ma il Claudiolippi! – ovviamente tutt’attaccato), per quanto riguarda la mancata scelta di Milano come città ospitante dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, la colpa può essere imputata solo alla malasorte, all’avversa fortuna, alla – ma sì diciamocelo! -… sfiga più nera.
La vittoria di Amsterdam ci ha lasciato l’amaro in bocca, ma ancora maggiore perplessità ha destato la decisione di far ricorso al sorteggio, eseguito oltretutto con discutibile modalità: due buste sigillate, contenenti ciascuna un solo nome: Milano in una, Amsterdam nell’altra. Il sospetto di qualche “pastetta” ha colto i più sgamati tra noi, mentre la malizia, come un venticello infido, ha cominciato a serpeggiare tra quanti ritengono, come a suo tempo e per altre vicende il vecchio bardo (al secolo William Shakespeare), che ci sia “del marcio in Danimarca” (e oggi, per una sorta di osmosi territoriale, pure in Olanda).
Che fare ora? Per il passato più nulla. Il ripescaggio della nostra Nazionale è una vana speranza, e poi… con quale allenatore affronteremmo il Mondiale in Russia, a Federcalcio presumibilmente commissariata? Inutile maledire le sfortune dei sorteggi, casomai si cerchi di trarne auspici per il futuro. E magari farne un business. Eh sì, perché se le buste ci hanno fregato, tanto vale stare in campana per il prossimo giro di giostra. Perché non proporre addirittura un’Agenzia europea del sorteggio, specializzata in estrazioni, riffe e, in senso più lato, nella ricerca di sistemi automatizzati di sfida alla sorte, di strumenti e dispositivi pensati per orientare il fato verso la non casualità?
Noi, che siamo una fucina di idee costantemente in divenire, auspichiamo da subito la costituzione dell’Agenzia europea del sorteggio (Aes, suona pure bene): teniamo già alcune proposte in caldo, che prontamente vi illustriamo. Non vi stupisca l’inglese, lingua internazionale anche in tempi di Brexit: sono pur sempre prodotti da vendere all’Aes!
MOUSETRAP (Trappola per topi). Si tratta di una costruzione in policarbonato, costituita da più tubi paralleli trasparenti, uniti tra loro, alla cui estremità vanno introdotte le cavie (o topolini da esperimento), una per ogni tubo, che dovranno sfidarsi in una gara di velocità, alla fine della quale sarà un solo panteganino a prevalere. Ma attenzione: non vincerà il più rapido, bensì quello che arriva… topo!
DEFLATED BALLOON (Palloncini sgonfiati). Il meccanismo è ingegneristicamente semplice, ma l’effetto ansiogeno è assicurato. Si realizza una piattaforma chiodata (i polimeri termoplastici sono da preferire ad altri materiali) che va posizionata a 300 metri d’altezza. A terra, i due contendenti – che potranno essere capitani di squadre diverse, sindaci al ballottaggio, Manuel Agnelli e Fedez che vogliono “farla fuori tra loro” dopo la lite a X Factor… – si pongono uno di fronte all’altro. Al via, un arbitro consegna loro un palloncino ciascuno, rigorosamente chiamati “Palloncino A” e “Palloncino B”, che dovranno essere gonfiati e poi lasciati librare in aria, tenuti da un lungo filo, che faciliti il tragitto verso la piattaforma. Sarà dichiarato vincitore colui che per primo riuscirà a far esplodere il proprio palloncino contro la piattaforma chiodata. Divertimento assicurato qualora lo spareggio dovesse avvenire a Trieste in una giornata di bora.
WALKING NUTS (Dadi che camminano). Il più complicato (e lungo) dei tre. Come funziona? Poniamo che il sorteggio-spareggio si svolga in Europa e i contendenti siano tre: il primo partirà da Capo Nord, in Norvegia; il secondo da Santa Maria di Leuca, in Puglia; il terzo da Cabo de Roca, in Portogallo. Per vincere, dovranno raggiungere a piedi, nel più breve tempo possibile, la città di Purnuskes, in Lituania, che secondo l’Istituto geografico nazionale francese è il centro dell’Europa fisica, quella che va dall’oceano Atlantico ai monti Urali. E in caso di arrivo ex aequo? Niente paura, i camminatori se la giocheranno… a dadi. Sì, ma lanciandoli con i piedi!