Tempi duri per il vino italiano? Parrebbe di sì. Siccità e grandine hanno costretto i viticoltori ad anticipare la vendemmia, e le previsioni indicano una produzione di mosto ai minimi storici. Mentre sulla qualità del vino, gli esperti sono divisi. Una parte afferma: “Eh no, non sarà una bella annata e non avremo un vino di grande qualità” (l’enologo normale); al contrario, un’altra assicura che “Eh sì, la vendemmia 2017 sarà una di quelle che ricorderemo a lungo!” (l’esimio enologo); c’è infine chi non si sbilancia, lasciandosi cautamente scappare “Un’annata eccezionale o no? Beh, insomma…” (l’insommelier).
Nel bailamme, resta la certezza che le ondate di canicola estiva sono riuscite a determinare un risultato inconfutabile: ci sarà moltissima uva nera in più. Il motivo? Semplice: a furia di prendere sole e caldo pure l’uva bianca si è abbronzata!
Ma le rogne non finiscono qui. Dall’Inghilterra arriva un attacco frontale al Prosecco, vino italico frizzante per antonomasia, di cui gli inglesi sono avidi consumatori (ne bevono 40 milioni di litri all’anno); secondo i dentisti britannici, infatti, il Prosecco, a causa della sua acidità e del cospicuo contenuto di zuccheri, rovinerebbe il sorriso e distruggerebbe i denti bucandone lo smalto. Sarà vero? Anche in questo caso, gli esperti si sono divisi: c’è chi ha detto: “Eh no, non è vero che il Prosecco rovina denti e sorriso” (l’enologo normale); chi al contrario ha affermato: “Eh sì, quel vino frizzante ha troppi zuccheri!” (l’esimio enologo); infine, chi non si è sbilanciato affatto dicendo “Il Prosecco fa male ai denti o no? Beh, insomma…” (l’insommelier).
Anche l’Associazione Italiana Dentisti non ha fatto mancare la sue risposte, peraltro controverse: qualcuna a denti stretti, qualcun’altra con il coltello fra i denti (frutto di qualche dentino avvelenato di troppo?). Vero è che chi ha parlato fuori dai denti, ha trovato pane (e vino) per i propri denti (e pure per quelli altrui).
Intanto i nostri produttori non sono stati con le mani in mano; anzi, hanno cercato di fare di necessità virtù. I viticoltori pugliesi, per esempio, hanno invitato gli inglesi a convertirsi al vino rosso nostrano, proponendone uno che al solo assaggio mette di buonumore: il GrignoLino Banfi. La Campania ha rilanciato da par suo, con un novello amabile, il PepPinot Di Capri, un Doc aromatico e fruttato, che al ritmo di twist e melodie napoletane va giù che è un piacere e invoglia subito a cantare.
Non pensiate che le novità della vendemmia 2017 finiscano qui. In provincia di Latina, i produttori di vino si preparano a un derby coi fiocchi: per i tifosi della Roma hanno in serbo un bel vino dei Castelli Romanisti, un rosso con venature color paglierino (“Insomma, un vino… giallorosso”, direbbe l’insommelier), mentre i laziali si ritroveranno a brindare con un frizzante Barberisha (vitigni barbera e kallmet albanese), imbottigliato in simpatici fiaschi con etichetta biancazzurra di rigorosa ordinanza.
In Piemonte, invece, la vendemmia è pensata soprattutto in vista della (quasi) imminente stagione sciistica. Frutto di una saggia mescolanza tra uve di Nebbiolo, Roero e Cannonau (più che alla Sardegna, caloroso omaggio ai cannoni sparaneve), il Va Langhe ha tutte le caratteristiche per accontentare i palati più esigenti. E se in Emilia Romagna la vendemmia 2017 porterà in dote un “mosto” che dovrebbe fare faville sul mercato tedesco – è il Lahmbrusco, un rosso generoso e frizzante, prodotto dall’ex terzino del Bayern Monaco, Philipp Lahm, che dopo aver appeso le scarpette al chiodo ha deciso di seguire le orme di Nils Liedholm, diventando egli stesso sapiente produttore enologico -, nel vicino Veneto è annunciato un vino in grado di fare magie (con l’evocativo nome di Mago Merlot), mentre nelle cantine dei colli di Conegliano Veneto si darà la stura a un originalissimo abboccato, capace di far girare la testa ai palati più esigenti, un vero e proprio labirinto di uve, il Merzeminotauro. Il comune impegno e la sinergica applicazione della Bassa padana e dell’Alta Valtellina, invece, hanno dato vita all’Oltrepopò affatto Sforzato, un vino – come si può facilmente evincere – dalle spiccate qualità depurative, amiche degli intestini più pigri.
Infine, in un’annata davvero complicata, non è comunque mancato un goccio di sana e consapevole sfrontatezza nel rispondere alle sfide vitivinicole dei cugini d’Oltralpe. Il loro Dom Perignòn verrà d’ora in poi sfidato nientepopodimeno che dal nostro Dom Matteo, un bianco dalla semplice trama (lo diciamo per i non addetti ai lavori), che migliora di stagione in stagione. Per gustarlo fino in fondo c’è chi addirittura si è… “barricato” in casa. E allora, prosit!