Per chi è cresciuto negli anni Ottanta, Guerre stellari (a nessuno passava per l’anticamera del cervello di parlare di Star Wars) rappresenta una specie di mito. In particolare la prima pellicola della saga di George Lucas. Dunque andare a scoprire le origini di un mito non può che essere un affascinante viaggio, specialmente quando si parla di Han Solo (anche se per un’intera generazione sarebbe meglio parlare di Ian Solo). Il personaggio interpretato da Harrison Ford, insieme a Chewbecca e al loro Millenium Falcon, è appena tornato al cinema, anche se con il volto di Alden Ehnrenreich. Solo: A Star Wars Story, il film di Ron Howard, ci fa scoprire come ha incontrato il gigantesco e peloso Wookiee e come è entrato in possesso dell’agile e veloce astronave che accompagnerà i ribelli in diverse battaglie contro l’Impero.
In una trama che ruota attorno a traffici di coassio, preziosa fonte di energia e potente arma di distruzione e dominio, la pellicola fa riflettere su quali siano i “carburanti” che spingono gli uomini ad agire: l’amore, i soldi, la scalata al potere, la fama, la lealtà, ecc. Il protagonista ne esce ritratto come un vero eroe, anche ingenuo per certi versi, ma dal cuore buono. Del resto il personaggio che Harrison Ford aveva portato sugli schermi alla fine degli anni ’70 non era né uno Jedi, né era destinato a diventarlo, né era impegnato in una battaglia contro “l’oppressore”. Forse per questo era più facile immedesimarsi in lui (non aveva né i “poteri speciali” della forza, né le spade laser) e anche trovarlo simpatico per la sua sfacciata e divertente arroganza. Caratteristica che non manca certo nel giovane Solo di Ehnrenreich.
L’atmosfera da western, più che da film di fantascienza, non guasta. E richiama per certi versi anche l’esordio del personaggio nella saga. È nel celeberrimo “bar di Guerre Stellari” (versione spaziale di un saloon) che infatti fa la sua comparsa Han Solo nel capostipite film datato 1977. Qualche piccolo “colpo di scena” nella trama non manca e non è da escludere nemmeno che possa esserci un sequel. Duole un po’ leggere che difficilmente gli incassi ripagheranno i costi di produzione di Solo: A Star Wars Story, viste le vicissitudini che hanno preceduto l’arrivo in sala della pellicola. Lo prendiamo però come una sorta di risarcimento per la brutta uscita di scena che è stata riservata al mitico personaggio di Harrison Ford, ucciso dal figlio in Star Wars: Il risveglio della Forza.