Sono trascorsi 16 anni dalla morte di Rossana D’Aniello, un tragico delitto che parla di ossessione, illusione e infine di tragedia. Al centro dell’oscura vicenda, Daniela Cecchin diventerà presto agli occhi dell’opinione pubblica una killer di Firenze nascosta dietro la facciata di un’impiegata del Comune. Una donna come tante altre, che tuttavia nel novembre del 2002 decide di porre fine alla rivalità presunta con quella che crede ostacoli il suo grande amore per un ex compagno di scuola. “L’ho fatto per invidia“, ha riferito diversi anni dopo durante l’interrogatorio, come ricorda la stampa. Il caso di Rossana D’Aniello verrà approfondito attraverso la ricostruzione de Il Terzo Indizio, in onda questa sera, venerdì 13 luglio 2018, su Rete 4. La puntata in replica approfondirà i diversi aspetti della personalità di Daniela Cecchin, una delle rare donne killer. “Era bella e felice, lei e il marito, troppo felice”, riferirà ancora l’impiegata agli inquirenti, quando la fermeranno a pochi giorni dal delitto. La Cecchin infatti non tenta di dichiararsi innocente, ricorda La Stampa, ma confessa subito di aver ucciso chi pensa le abbia rubato l’uomo dei suoi sogni. Nella sua borsetta era ancora nascosta l’arma del delitto, un coltello di fattura francese con una lama di 30 centimetri. La stessa che ha colpito alla gola Rossana, in seguito a uno scontro corpo a corpo con l’impiegata, in cui anche quest’ultima ha riportato delle ferite alle mani. “Un caso senza precedenti”, lo definirà il capo della Mobile Gianfranco Bernabei, di stanza a Firenze. Sia per la modalità dell’esecuzione, sia per la ferocia con cui la Cecchin si è avventata contro la vittima senza lasciarle via d’uscita.
Il movente di Daniela Cecchin
Per comprendere appieno il movente di Daniela Cecchin, condannata per l’omicidio di Rossana D’Aniello, bisogna fare diversi passi indietro. A quella ragazza che durante gli anni scolastici non trova un amore che concretizzi i suoi sogni e che vive quasi nell’ombra. Un gesto gentile, come quello che molti anni dopo farà nei suoi confronti Paolo Botteri, verrà vissuto dall’adolescente come un grande evento. In quegli anni inizia lo stravolgimento della psiche della Cecchin, che nutre al tempo stesso rancore nei confronti delle altre persone. Quando il periodo universitario termina, dopo aver frequentato la facoltà di Medicina negli stessi anni di Botteri, la Cecchin deciderà di entrare in Comune come impiegata amministrativa. Il suo comportamento tuttavia appare strano ai colleghi, come riveleranno le testimonianze. Non sono rari gli scoppi d’ira della donna, così come le persecuzioni ai danni di un collega. L’incontro fatale con Botteri, diversi anni dopo il loro primo incontro, riaccende nella sua mente un desiderio di avere quella vita normale che non ha mai vissuto. Ritornata a Firenze dopo dieci anni di assenza, ricorda La Stampa, quell’uomo diventerà la sua ossessione e maturerà di contro l’invidia per Rossana, per la sua serenità e per la sua esistenza in apparenza perfetta. In seguito al delitto, gli investigatori scopriranno diversi collegamenti fra Rossana e la Cecchin, a causa di diverse telefonate mute fatte più volte dalla donna alla rivale, oltre l’esame del DNA rilevato nell’appartamento della vittima. Secondo la ricostruzione, la killer ha preso un permesso dal lavoro dopo aver pianificato a lungo il delitto: finge di voler consegnare un pacco a Rossana e la convince ad aprire la porta, andando contro la sua nota diffidenza. L’aggressione avviene in pochi secondi, lasciandola sporca di sangue e costringendole ad abbandonare i vestiti sul posto ed a ricoprirsi con il giaccone di Botteri.