Il pubblico è già in fibrillazione: “Li volete?”, chiede Fazio. A giudicare dagli applausi, la domanda è superflua. Il loro primo singolo in italiano si chiama Morirò da re. “Mia figlia li adora”, fa sapere la Lagerback, “ha insistito per andare a sentirli”. Come mai l’italiano? Semplice: “E’ un pezzo che nasce perché doveva nascere”. Domani sarà il giorno del videoclip. Sobrio? “Sobrissimo: nun se vede e nun se sente“. Risate generali. Victoria, la bassista, è la “mente” del gruppo: “E’ donna”, si giustifica Damiano. [agg. di Rossella Pastore]
CENNI BIOGRAFICI
Inutile negarlo: i Maneskin sono stati i vincitori morali dell’ultima edizione di X-Factor. Non saranno arrivati primi ma poco importa: alla fine i numeri sono dalla loro parte. Per farsene un’idea precisa basta andare su Youtube e vedere quante visualizzazioni hanno i loro video: numeri incredibili per canzoni ancora giovani come Chosen, ma che già sono diventate dei classici per le nuove generazioni. Sul fronte mediatico i Maneskin sono certamente un fenomeno, probabilmente passeggero, ma comunque un fenomeno. L’arroganza del suo frontman Damiano e del gruppo in generale sono palpabili, dovuti probabilmente più alla loro età (i Maneskin, infatti, nonostante l’aria da duri e il piglio da rockers vissuti sono appena degli adolescenti usciti da un liceo di periferia) che a reali intenzioni. Per tutti questi motivi, il gruppo di giovani romani è diventato famoso; talmente tanto in vista da meritare anche l’ospitata in un programma di tendenza come Che tempo che fa, presentato da Fabio Fazio e dalla caustica Luciana Litizzetto. Insomma, dai locali per anime perdute del rock ai salotti bene della Rai il passo è stato breve.
‘SUONIAMO NEI LOCALI’
E’ vero, i Maneskin sono antipatici. Qualcuno li potrebbe definire tranquillamente i ‘Gazosa del rock italiano’ per la loro giovane età, quasi imberbe. E se a canzoni come ‘Un giorno di più’ mettiamo un po’ di pepe rock e uno stile maledetto stile anni settanta il gioco è fatto. Ma spezziamo una lancia a favore di Damiano e soci, una volta tanto. Avrebbero potuto sfruttare l’onda del successo di X-Factor e cantare in posti importanti (qualcuno ha detto anche grandi arene; beh, adesso non esageriamo), ma non lo hanno fatto. I giovani ragazzi romani hanno deciso (saggiamente) di dedicarsi ai club e ai locali, i luoghi ideali per loro adesso.
Ecco cosa hanno detto a Tgcom24: “Subito dopo il successo di X-Factor abbiamo deciso di riprendere a suonare perché è quello che sappiamo fare. Per noi il contatto con il pubblico è importantissimo, è la cosa fondamentale. Ora suoniamo nei posti piccoli perché vogliamo fare la gavetta, farci le ossa.” Una goccia di talento in un mare di presunzione, è vero; ma onore a loro per questa scelta coraggiosa e, soprattutto, saggia.