Il rapporto col tempo che passa e la vecchiaia vista come una sorta di “finestra” sulla morte: le riflessioni a cui Alain Delon si è lasciato andare ieri sera nel salotto di Fabio Fazio a Che tempo che fa, poi riprese e ampliate peraltro dalla stampa nella giornata di oggi, rivelano ancora una volta un aspetto poco conosciuto dell’83enne attore francese: infatti, il decano degli interpreti del cinema d’Oltralpe aveva già in passato avuto modo di tornare sull’argomento, spiegando come fosse letteralmente angosciato dal passare del tempo e dal fatto che attorno a sé non trova più gli amici di un tempo e tutti coloro che avevano lavorato assieme a lui: “Non mi rivedo mai nei miei film dove ci sono tutti quei compagni che sono morti” ha detto, nonostante la soddisfazione per la sua lunga e soddisfacente carriera e per gli incontri fatti sul set. A suo modo di vedere, la morte è qualcosa che fa parte costantemente del nostro orizzonte dato che, dopo che gli viene fatto notare che in molte pellicole lui muore, ribatte che “io sono un vincente e anche se alla fine di molti miei film muoio (cosa che sorprende, a suo dire, sistematicamente il suo pubblico, NdR), so che per essere davvero un eroe devi morire…” (agg. di R. G. Flore)
“VIVEVO PER STRADA…”
Il legame di Alain Delon con l’Italia è antico e profondo al punto tale che l’attore si presenta a Che tempo che fa con una spilla della Ferrari appuntata al bavero della giacca. «Uno dei ricordi più belli della mia vita, me lo ha dato Enzo Ferrari. Eravamo io e Renato Salvatori a Milano e ce lo ha regalato: nessuno potrebbe mai farmelo togliere». E infatti racconta di portarlo al bavero da 55 anni. Su Raiuno nell’intervista con Fabio Fazio fa anche un bilancio della sua vita, che definisce «straordinaria». L’attore ha rievocato gli inizi: «Sono figlio unico, vivevo per strada, sono stato nell’esercito, pensavo sarei morto presto, la mia fortuna è stato il cinema che mi ha preso, voluto. Io non ho chiesto nulla, mi è capitato tutto, devo tutto alle donne». La sua carriera è cominciata in Italia nel 1960, quando però il cinema francese lo ha chiamato è andato via. (agg. di Silvana Palazzo)
“MOLESTIE? UNA VOLTA ERANO LE DONNE”
Alain Delon parte smentendo alcuni gossip: “Può stupire, che tra me e la Bardot vi sia stata solo amicizia. Eppure è così: cinquant’anni di ammirazione e riconoscenza reciproca”. All’occhiello ha il cavallino rampante: “Ci sono molto legato”. E poi, oggi la Ferrari ha vinto. Tra lui e Fazio c’è il traduttore, “ma volendo potrebbe parlare italiano”. Delon conferma: “Ho iniziato proprio da qui, negli anni Sessanta. Ero giovane e bello, cosa che mi è stata molto d’aiuto”. Concentriamoci sull’estetica: “Devo tutto a mia madre, bellezza inclusa”. Gli ha mai causato problemi? “Sì: erano le donne a cercarmi. Oggi accade il contrario”. Fazio precisa che non sempre le donne sono consenzienti, e lui fa un passo indietro. “Facevo questo lavoro per loro. Sapevo di essere piacente, e adoravo sentirmi al centro dell’attenzione”. [agg. di Rossella Pastore]
CENNI BIOGRAFICI
La star internazionale Alain Delon è sempre sulla breccia. Nonostante oramai le primavere siano ben 83 l’attore francese, quando rilascia interviste o si fa vedere in televisione, lascia sempre a bocca aperta. Forse perché ha un fascino tutto suo, forse perché, inutile negarlo, Alain Delon è un’icona del cinema del Novecento, pur con tutte le sue più intime contraddizioni. Il nostro regista Luchino Visconti ne ha fatto un mito, una sorta di vip irraggiungibile facendolo entrare nella storia con film di estremo successo e qualche relazione chiacchierata di stampo amoroso. Perché Alain Delon è stato anche questo: un personaggio abiguo, un latin lover assiduo, che ha fatto parlare di sé tantissimo sia per le sue performances lavorative che per i suoi amori al di fuori del set cinematografico. E c’è chi, per tanti anni, lo ha decretato incontestabilmente come ‘l’uomo più bello del mondo’; un giudizio forte, ma forse non del tutto errato in fin dei conti.
ALAIN DELON, ‘SEPPELLITEMI CON LORO’
Come tutte le star del cinema, anche Alain Delon ha i suoi vizi e le sue virtù. Le sue manie, le sue piccole stranezze inconfessabili. L’attore francese recentemente ha rilasciato una intervista a un quotidiano francese in cui ha spiegato la sua grande passione per gli animali e in particolare per i cani. Il miglior amico dell’uomo ha accompagnato la sua vita praticmente sin dall’inizio, tant’è vero che Delon ha dichiarato di aver avuto la bellezza di almeno 50 cani. “Per un periodo di tempo – racconta Alain Delon- ne ho avuti anche 14 contemporaneamente. I cani sono la mia più grande gioia. Ho una cappella di mia proprietà e lì dentro sono seppelliti tutti i miei cani, quelli che in vita erano ua ‘coppia’ sono posti uno di fianco all’altro. Quando morirò ho già detto che vorrò essere seppellito lì assieme a loro. Questa è la mia volontà e il mio desiderio più grande.” Insomma… stranezze da vip allo stato puro, piccole manie che emergono soltanto ora dopo tanti anni di carriera.
‘UCCIDERO’ IL MIO CANE CON ME’
Ma le stranezze di Alain Delon non sono terminate qui, anzi. L’argomento è sempre lo stesso dato che si parla dei suoi adorati cani. Adesso i bei tempi in cui l’attore francese poteva avere 14 cani contemporaneamente sono finiti per sempre, ma uno solo può andare anche bene. E questo, per Delon è certamente il suo cane preferito, come ha raccontato lui stesso: “Con lui c’è un rapporto particolare, lo sento. Per questo motivo ho deciso che poco prima di morire dirò al veterinario di sopprimerlo in modo da farlo morire assieme a me. Questa è la mia ultima volontà, voglio morire vicino a lui.” Inutile dire che sui social network i commenti negativi su Delon si sono moltiplicati. Soprattutto quelli degli animalisti convinti che lo hanno epitetato in tutti i modi possibili. Tra i commenti più sagaci c’è stato quello di un utente Twitter che ha sentenziato che ‘Delon è così megalomane che crede che il suo cane al suo trapasso morirà di dolore, ma non è così.” Battuta o verità?