Il gioco più bello del mondo è il calcio. Qual è il calciatore più forte della storia? Stiliamo una classifica: Pelé, Maradona, Messi e Ronaldo. Nel mio personalissimo cartellino aggiungerei Van Basten se non si fosse ritirato a 30 anni e Ibrahimovic. Se O Rey e il Pibe si contendono il primo posto in assoluto, in questo momento però abbiamo due grandissimi campioni la Pulce e CR7, non ultimo il suo grandissimo gol in rovesciata contro la Juventus dove tutto lo stadio si è alzato ad applaudire.
Il film che vi propongo, Pelé, è del 2016, racconta la vita del ragazzino povero che arriva a vincere con la nazionale brasiliana a 17 anni la Coppa Rimet (del Mondo). Il film si ferma qui, ma Pelé con il Brasile vinse anche le edizioni del 1962 e 1970. Un film favola che celebra solo una parte di carriera. Sui titoli di coda appare la scritta che segnò 1283 goal, alcuni hanno dei dubbi, ma lui e i tifosi del bel calcio non ne hanno.
Ai tempi suoi non c’erano i mezzi video odierni e questo è un peccato. Noi italiani c’è lo ricordiamo nella finale di Mexico ’70, quando con i suoi assist e il gol di testa non sovrastò solamente Burgnich, ma un’intera squadra. Vinse tutto quello che poteva vincere, scudetti, coppe, mondiali, classifiche goleador.
Il film non è un’opera d’arte, ma per gli amanti del calcio è sicuramente un documento da avere nella propria videoteca. C’è anche il cameo dello stesso Pelé: i calciatori del Brasile si divertono a passarsi il pallone dalla cucina, alla sala da pranzo, alla hall dell’albergo che li ospitava in Svezia, il giovane attore Pelé urta la zuccheriera che il vero Pelé ha sul tavolino. Queste scene ricordano le pubblicità Nike di alcuni anni or sono con la compagine verde-oro che si divertiva in aeroporto. Il suo gol più bello è stato ricostruito al computer, lo ha segnato alla Juventus di San Paolo, scartando quattro avversari con tre sombreri
I telecronisti hanno sempre esaltato il gioco dei verde-oro dicendo che ballavano la samba, ma Pelé, quando il film fu presentato in Italia affermò: “La ginga è il fattore decisivo per giocare a calcio, un atteggiamento in cui il talento prevale sulla tecnica, il piacere del gesto è dominante, dovendo scegliere solo un calciatore con queste caratteristiche dico Messi”. La ginga è la radice, il modo di essere brasiliano. È il passo base della capoeira, ciò che unisce i colpi di attacco, le schivate difensive e le acrobazie. Riportata nel calcio, è tutto quanto si può fare con il pallone, utilizzando il proprio talento. Ricordiamoci però che a Pelé il talento lo ha dato sicuramente Dio.
Tre brevi annotazioni. Ho invidia di un amico che possiede una foto più unica che rara, lui insieme a Pelé e Maradona. Io mi accontento della sua dedica personale con autografo che mi ha regalato alla presentazione del film in Italia. Essendo mio nonno paterno nato a Sau Paolo in Brasile, ho un po’ di ginga nella mia anima, ma ho solo quella, il talento del calcio invece è sempre stato sottoterra.