Il ricordo di Paolo Borsellino rivivrà questa sera nel terzo appuntamento del ciclo dal titolo Liberi sognatori, che ripercorrerà la storia di uno degli agenti della sua scorta, Emanuela Loi, morta nell’attentato del 19 luglio 1992. A ricordare quei tragici eventi, Fiammetta Borsellino, che in uno speciale dedicato alla memoria dei due magistrati uccisi dalla mafia ha spiegato l’importanza di proiettare il loro esempio nelle generazioni future: “Io credo che ricordare oggi Giovanni, Francesca (Morvillo, ndr), mio padre e gli uomini delle scorte che fino alla fine li hanno protetti, consapevoli anch’essi del rischio cui andavano incontro – non erano solo Giovanni e mio padre consapevoli – possa nutrire e coltivare il valore della memoria, quel valore necessario per proiettarsi nel futuro con la ricchezza del passato. Ma significhi anche dire in maniera ferma e decisa da che parte stiamo, perché noi stiamo dalla loro parte, dalla parte di quei valori di legalità e giustizia per i quali sono morti, e questo non bisogna mai smettere di dirlo”. A questo link il video del suo intervento. (Agg. di Fabiola Iuliano)
SIMBOLO DI UN’ITALIA PRONTA A RIBELLARSI
Paolo Borsellino
, magistrato italiano ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio il 19 luglio del 1992, è stato il simbolo di una Italia pronta a lottare per ribellarsi alle violenze ed ai soprusi imposti da Cosa Nostra. Un servitore dello Stato onesto e perbene che ha speso la propria intera esistenza per portare avanti La lotta per la legalità al fianco di altri personaggi di spessore come Giovanni Falcone. Tra le frasi più celebri dette da Borsellino c’è quella in cui invita la gioventù a spezzare quel consenso in cui la mafia ha potuto proliferare: “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”. Sono state frasi come queste oltre al costante ed esemplare impegno di Borsellino a smuovere le coscienze della popolazione siciliana circa la necessità di far crollare quel muro di omertà, denunciando il malaffare mafioso. Un impegno che ha permesso a distanza di anni di porre fine al regno incontrastato di esponenti mafiosi come Totò Riina, Provenzano e tanti altri.
PAOLO BORSELLINO, DALLA KALSA AL MAXIPROCESSO
Paolo Borsellino
nasce il 19 gennaio del 1940 a Palermo nel quartiere popolare della Kalsa. Un quartiere dove conobbe Giovanni Falcone, più grande di lui di soli otto mesi e con il quale passava interi pomeriggi a giocare a pallone. Dopo la frequentazione del Liceo Classico, Borsellino si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo mentre l’ingresso nella magistratura avviene nel 1963. La sua carriera ha avuto inizio nel 1965 presso il tribunale di Enna per poi essere nominato dopo un paio di anni Pretore a Mazara del Vallo. Nel 1969 viene trasferito a Monreale, nel 1975 approda al Tribunale di Palermo mentre negli anni Ottanta ha portato avanti importanti indagini sul mondo malavitoso facendo parte dello storico Pool Antimafia assieme a Giovanni Falcone e Antonino Caponnetto istruendo il MaxiProcesso di Palermo in cui vennero sentenziavate 342 condanne tra cui 19 ergastoli. Nel 1986 fu nominato Procuratore della Repubblica a Marsala per poi tornare a Palermo nel 1992 come procuratore aggiunto.