E’ una storia affascinante quella che riguarda gli esordi di Francesca Impacciatore, ex ragazza di Non è la Rai ma che sin da ragazzina ha nutrito e coltivato il mito della recitazione. A 16 anni, racconta in una intervista per Il Fatto Quotidiano, aveva già le idee molto chiare sul suo futuro. Anche quando i suoi genitori, non sostenendo affatto i suoi studi in recitazione, la spinsero a conseguire una laurea parauniversitaria in comunicazione di massa. Lei però, nel frattempo, continuava a prendere lezioni private da uno statunitense, mentre sua madre, ormai esasperata, ogni mattina le faceva trovare davanti la pagina del giornale dedicata agli annunci economici. Oggi ricorda gli anni della scuola, nessun problema con i voti ma sempre pronta a manifestare, sebbene, dice, “non sono mai stata una giovane impegnata, la presa di coscienza è arrivata qualche anno fa”. Gli anni che ricorda invece con una certa nostalgia, sono i primissimi Novanta, vissuti in pieno centro a Roma, un locale che accoglieva talento e sogni di nomi del calibro di Daniele Silvestri, Max Gazzè, Rocco Papaleo, Alex Britti, Niccolò Fabi, Sergio Cammariere, Pierfrancesco “Picchio” Favino ed anche il suo, Sabrina Impacciatore. Gli ultimi anni sono stati per lei molto impegnativi a causa dell’impegno con la tournée de La Venere in pelliccia, motivo anche di forte ansia da palcoscenico: “Non c’è stata una sera nella quale non ho maledetto il giorno in cui ho deciso di lavorare in teatro”, dice. Una volta in scena, però, arriva la gioia, quella che Francesca prova nell’entrare nei panni del personaggio che interpreta ed evadere da se stessa per una sera ancora. Un atto che spesso le provoca delle conseguenze: “quando lo vivi veramente non te ne puoi liberare”, dice, “si impossessa dei tuoi pensieri, degli impulsi, dei tuoi modi di reagire”.
L’EMOZIONE A SANREMO
L’intensità con la quale Francesca Impacciatore è in grado di entrare nella parte è tale da metterla quasi in pericolo. E’ successo con il monologo di Natalia Ginzburg e che l’ha davvero portata a consumarci. A salvarla fu la messa in guardia di una psicoterapeuta che assistette allo spettacolo ma anche il film Amiche da morire, il cui ruolo era decisamente più leggero del precedente, che si rifiutò di replicare. Di recente è reduce dagli applausi raccolti sul palco dell’Ariston di Sanremo, un’occasione che le ha messo addosso molta agitazione pur divertendosi: “però me ne sono accorta solo in questi giorni, avevo troppa paura”, rivela. Per lei il Festival rappresenta “un frullatore di umani, dove sei dentro a una giostra importantissima esaltante, ma deve restare un’esperienza di una settimana, altrimenti non si sopravvive”. A darle conforto e sicurezza, la presenza del suo amico e collega Favino, per il quale ha confessato di aver avuto una cotta ai tempi del piccolo locale romano nel quale si ritrovavano, ma anche Claudio Baglioni.
L’INCONTRO CON ETTORE SCOLA E DEPARDIEU
Nella sua scatola dei ricordi trova un posto importante anche Rolando Ravello, l’uomo che le presentò Ettore Scola ed al quale Francesca Impacciatore deve molto. Proprio con Scola girò “Concorrenza Sleale”, ma pensando al suo primo giorno di set rivela: “Dovevo girare con Gérard Depardieu, dall’agitazione la sera prima mi imbottisco di Lexotan (ansiolitico); arrivo sul set completamente rallentata, ne parlo con Gérard, e lui si mostra docile e accogliente”. Una descrizione che in parte stupisce, poi però la Impacciatore aggiunge: “All’inizio, poi con una flemma incredibile mi fissa negli occhi e aggiunge: “Sabrinà, perché hai preso la pillola per dormire? La prossima volta sdraiati, apri le cosce, pensa a me e toccati: del Lexotan non avrai più bisogno””. Quell’episodio lo raccontò subito a Scola che da quel momento passò il tempo sul set a proteggerla, “anche perché Depardieu si era preso una cotta e mi tormentava”, dice. L’attrice ammette in realtà di esserne in parte anche rimasta affascinata di quel “fascino animalesco” dell’attore francese. A predire invece il suo successo, fu Gianni Boncompagni, quando era appena una 18enne. Le disse: “Hai una qualità molto rara ed eterna: sei comica e charmant, con un sex appeal forte, mentre di solito le comiche sono asessuate. Sarà la tua fortuna”. In quegli anni, racconta, sua madre era terrorizzata. “Era talmente preoccupata che ci provasse da non volermi mandare a casa sua per lavoro”. Alla fine però ha ceduto, a un patto: doveva chiamarla ogni 15 minuti, fino a quando fu Boncompagni ad intervenire tranquillizzandola, dandole persino il suo numero e invitando a chiamare lui.