Evelina Nazzari, figlia di Amedeo Nazzari e Irene Genna, è protagonista di “Ventiquattro ore della vita di una donna” a partire dall’8 maggio al Teatro di Documenti di Roma. Lo spettacolo è tratto da una novella di Stefan Zweig e racconta la storia di una donna che riesce a salvare dal suicidio un giovane che ha perso molti soldi giocando alla roulette. Claire, questo è il nome della protagonista, si innamora subito di lui anche se alla fine non riesce ad evitare il peggio e la vicenda si conclude comunque tragicamente. Evelina Nazzari, che recita al fianco di Arcangelo Zagaria nel ruolo di Mateusz, racconta dell’importanza di questo progetto alle pagine del Corriere della Sera. Lei stessa, infatti, in passato ha vissuto una vicenda altrettanto tragica: ” Anche io, anni fa, tentai di salvare un ragazzo problematico dal suicidio, senza riuscirvi: si chiamava Leonardo, aveva 26 anni, era mio figlio”. Per questo, l’attrice precisa di essere riuscita a tirare fuori le emozioni da lei provate, attraverso una sorta di percorso catarchico: “Recitare questo testo è, per me, un fatto catartico, certo non è una banale esorcizzazione del dolore, quello rimane tutto, è perenne, ma ci sono tanti modi per affrontarlo e io, impersonando Claire, cerco di buttarlo fuori da me”.
LA SOFFERENZA PER LA PERDITA DEL FIGLIO
Per Evelina Nazzari la perdita del figlio, suicidatosi all’età di 26 anni, è un fatto inaccettabile, tanto che lei stessa ancora non riesce a recarsi in cimitero nella sua tomba. Presegue infatti nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera: “Da quando è morto Leonardo, ho sempre pensato che nessuno si è mai preso la briga di inventare un termine per definire un genitore che perde un figlio: nel vocabolario non c’è. Evidentemente non è una cosa ammissibile: chi ha figli si rifiuta anche solo di immaginare una circostanza del genere (…) Io mi sento orfana di Leonardo che, dopo anni di sofferenza, si è tolto la vita: la sua esistenza è finita, e non ha senso. Per questo non riesco ad andare nemmeno al cimitero sulla sua tomba, è innaturale”. Sentimenti repressi che l’attrice è riuscita ad esprimersi proprio grazie al teatro: “Questa è la magia concessa a noi attori: poter rivivere in scena sentimenti immaginati da altri, mettendoci la propria esperienza personale”.