Della morte di Elena Ceste si è discusso a lungo, soprattutto in seguito al ritrovamento del corpo della donna di Costigliole d’Asti. Il movente che avrebbe spinto il marito Michele Buoninconti a ucciderla sarebbe da cercare nell’animo della moglie, nella sua personalità variopinta, nella sua impossibilità di sottostare alle regole imposte dal vigile del fuoco. Un quadro che è emerso fin dal ritrovamento del corpo di Elena, avvenuto a mesi di distanza da quel 24 gennaio di quattro anni fa. Questa sera, venerdì 6 luglio 2018, Il Terzo Indizio ripercorrerà i punti cruciali del caso di Elena Ceste nella sua puntata, in onda su Rete 4 ed in replica. Il servizio è presente anche sul sito ufficiale di Mediaset e disponibile qui. Agli occhi della giustizia Buoninconti è colpevole: lo dimostra la condanna a 30 anni di reclusione confermata in Cassazione lo scorso maggio. Il vigile del fuoco si è sempre dichiarato innocente, ma per i giudici è sua la responsabilità di quanto accaduto alla moglie. Secondo l’accusa, come ricorda Vanity Fair, il movente che avrebbe animato in tutto sarebbe da ricercare in quella “sete di dominio unita a un malinteso senso dell’onore”. A dare delle preoccupazioni a Buoninconti era l’incapacità di riuscire a “raddrizzare” Elena, come si è appurato da alcune intercettazioni ambientali in cui l’uomo parla con i quattro figli. Ad alimentare ancora di più la sua visione della realtà ci sarebbe inoltre la convinzione di Buoninconti che la moglie lo tradisse con un altro uomo, per via di alcuni sms compromettenti che era convinto di aver individuato nel cellulare della donna.
Il rapporto con Michele Buoninconti
“Ho impiegato 18 anni per raddrizzare vostra madre“: sono queste le parole che Michele Buoninconti userà in un dialogo con i figli, in seguito al ritrovamento del corpo di Elena Ceste. La moglie sarebbe diventata quindi ingestibile, forse non accettava di dover sottostare a quel ruolo di moglie e madre che non lasciava via d’uscita. Non erano di sicuro i figli a ostacolare il suo sogno di libertà: per tutti era una madre amorevole. C’era invece qualcosa che non andava nel rapporto con Buoninconti, che in base a quelle sue parole, ha dato modo di credere di conoscere bene la natura di Elena e di averla voluta in qualche modo correggere. Un tentativo fallimentare, concluso nel più tragico dei modi ed individuato dalla Corte nel verdetto di condanna a carico del vigile del fuoco. A dimostrare la sua indifferenza nei confronti della presunta scomparsa di Elena Ceste, nei giorni in cui si ipotizzava un suo allontanamento da casa, ci sarebbe stato quell’atteggiamento schivo che Buoninconti avrebbe sempre manifestato al cospetto degli inquirenti. Senza considerare le molteplici contraddizioni nel riportare i fatti, come ricorda Leggo, a partire dall’orario in cui aveva visto la moglie per l’ultima ora. Sono state le stesse parole dell’uomo a spingere gli inquirenti a concentrare i sospetti sul suo conto, mentre il pompiere di Costigliole d’Asti continuava ad affermare che la donna si era allontanata da casa in stato confusionale, in preda quasi alla follia, scegliendo di togliersi i vestiti di dosso, allontanandosi nuda verso chissà dove. Una versione che secondo l’unico sospettato del delitto avrebbe trovato conferma in quei continui mal di testa che Elena aveva lamentato anche poco prima della sua presunta scomparsa.