“Signori e signore, mi avete fatto l’onore del conferimento del Pelmo d’Oro alla Cultura Alpina 2018. Mi sono sentito fiero e motivato da questo riconoscimento, ne ho ricavato impulso a continuare ad occuparmi della terra dove sono nato e che mi ispira costantemente”. Marco Paolini ha messo nero su bianco i motivi per i quali ha scelto di non ritirare il premio alla Cultura Alpina in una lettera affidata al presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin. L’attore, sconvolto dall’incidente che ha causato la morte di Alessandra Lighezzolo, 53 anni, ha infatti scelto di non ritirare il premio personalmente, ringraziando per il riconoscimento ricevuto proprio in un periodo in cui sente che “niente è più come prima”: “Ho sentito questa come un’occasione in più per marcare l’appartenenza a una comunità, quella bellunese, che in tanti modi mi ha fatto negli anni sentire il suo affetto e sostegno”, si legge infatti nella lettera, nella quale spiega la necessità di “tenere un profilo basso, per rispetto alle parti lese, alla mia famiglia, alla giustizia, alla dignità del mio lavoro artistico passato e futuro”. (Agg. di Iuliano Fabiola)
NON RITIRA IL PELMO D’ORO
Marco Paolini si sente “già all’inferno”: così l’attore ha definito la sua situazione dopo l’incidente automobilistico dello scorso 17 luglio 2018, con la 52enne Alessandra Lighezzolo che ha perso la vita dopo che l’auto dell’artista l’ha tamponata sulla tangenziale Sud. Paolini ha deciso di non presentarsi a Belluno per ritirare il Pelmo d’oro, ma ha scritto una lettera in cui ha evidenziato di sentirsi “affranto”, scusandosi per l’assenza. In una intervista rilasciata ai microfoni di Repubblica, l’attore ha affermato di essere “vulnerabile”, optando per il silenzio. Una scelta legata al rispetto per tutte le persone coinvolte nella tragedia in cui ha perso la vita la commercialista vicentina: “Adesso qualsiasi cosa che non sia il silenzio mi risulta inaccettabile, lo devo ai familiari di Alessandra Lighezzolo e lo devo a me stesso. Anche svegliarmi, dopo la tragedia, mi risulta eccessivo e volgare”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SI RITIRA IN MONTAGNA
Una montagna che è crollata. Così si autodefinisce Marco Paolini nella lettera che ha inviato agli organizzatori del premio Pelmo in cui spiega le ragioni per cui non si è presentato a ritirarlo: “Niente è più come prima” dice, riferendosi alla donna che ha ucciso in un incidente stradale alcuni giorni fa per via di un colpo di tosse, malattia di cui, dice, soffre da mesi senza riuscire a curarsi. Al volante della sua Volvo l’attore ha tamponato una 500 con a bordo due donne: Alessandra Lighezzolo, 53 anni, è morta per lo scontro. Forse l’attore, ci permettiamo di dire, viste le sue condizioni fisiche era meglio non si mettesse in viaggio, ma comunque sono disgrazie che possono capitare a chiunque. Per adesso, dice ancora Paolini, solo silenzio e privacy, distrutto per aver causato la morte della donna: “Camminando sui sentieri quest’estate mi capiterà l’occasione di un chiarimento a tu per tu anche con il Pelmo nell’ora in cui diventa d’oro. L’ora dell’enrosadira”, quel fenomeno caratteristico per cui le Dolomiti assumono al tramonto una colorazione rosa che passa gradatamente al viola. E’ il momento del silenzio e del dolore (Agg. Paolo Vites)
IL DOLORE DI MARCO PAOLINI
Marco Paolini ha deciso di non ritirare il Pelmo d’Oro 2018, premio conferito a chi ha saputo valorizzare la cultura alpina sulle dolomiti bellunesi. L’artista ha preferito non presenziare, in segno di rispetto nei confronti della donna morta soltanto pochi giorni fa, la 53enne Alessandra Lighezzolo, scomparsa a seguito di un incidente causato proprio dallo stesso Paolini. L’attore si è scusato, ed ha scritto una lettera destinata agli organizzatori del premio e a tutti i presenti, in cui è apparso decisamente affranto: «Le Crode sembrano eterne – scrive in un passaggio l’artista – poi un giorno un pezzo viene giù di schianto e quel che resta è diverso da prima. Uno di quegli schianti, qualche giorno fa, è successo a me, e niente è più come prima. È per me necessario tenere un profilo basso – sottolinea Paolini – per rispetto alle parti lese, alla mia famiglia, alla giustizia, alla dignità del mio lavoro artistico passato e futuro. Nessuno meglio della mia gente può capire come certe volte sia meglio tacere». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
L’INTERVISTA A LA REPUBBLICA
La vita di Marco Paolini è cambiata il 17 luglio scorso, quando nell’incidente stradale che ha provocato è morta una 52enne vicentina, Alessandra Lighezzolo. Una crisi di tosse ha fatto perdere il controllo dell’auto all’attore, che si è schiantato con la 500 che era davanti. Ora è indagato per omicidio stradale. «Per me è un obbligo tacere, limitarmi a rispettare e a condividere il dolore altrui. Non voglio recitare la parte dell’affranto, se lo facessi ucciderei anche la mia dignità. Il silenzio è obbligatorio per capire se sono capace di andare avanti», ha raccontato in un’intervista a Repubblica. Per motivi di salute ha sospeso tutti i suoi impegni fino al 19 agosto, tranne uno: ora si trova sul Monte Tomba, nei pressi di Caporetto, con Simone Cristicchi per “Vacanze dell’anima”. Si è fermato per rispettare il dolore della famiglia Lighezzolo, ma ha accettato di recitare per quello spettacolo «per onorare personalmente milioni di ragazzi europei mandati al macello un secolo fa».
MARCO PAOLINI E L’INCIDENTE IN CUI È MORTA UNA DONNA
Marco Paolini preferisce non parlare dell’incidente, c’è già la tosse a tormentarlo. «Ho questa tosse maledetta da mesi, non passa, mi tormenta. Tossisco e adesso penso che ogni colpo sia come una fucilata». Per una crisi di tosse infatti perse il controllo della sua auto andando a colpire quella su cui viaggiava Alessandra Lighezzolo. Dopo l’incidente si è chiuso nel suo silenzio, si è fermato, ma non ritiene che questa scelta sia una fuga, una rinuncia ad assumersi le sue responsabilità morali: «Interrompere la mia normalità significa dire che so profondamente cosa è successo e che nulla sarà più come prima. Sono un papà, purtroppo non posso mollare. […] Chiedere scusa in pubblico sarebbe davvero indecente, per chi soffre e anche per me», ha raccontato a Repubblica. «Adesso qualsiasi cosa che non sia il silenzio è inaccettabile». Marco Paolini dice di doverlo ai famigliari di Alessandra Lighezzolo e a se stesso. «Anche svegliarmi, dopo la tragedia, mi risulta eccessivo e volgare. È il momento del coraggio, sapevo che prima o poi nella vita sarebbe capitato anche a me: il problema è che non so se ce l’ho, il coraggio».