Il mistero che aleggia attorno alla figura di Andy Warhol può essere risolto facendo luce sul lato cattolico dell’artista. Lo ha fatto in parte Natasha Fraser-Cavassoni, che ha firmato il memoir “After Andy“. L’ultima assistente dell’artista pubblica ora un libro nel quale vengono rivelati gli ultimi giorni di Andy Warhol. La Fraser, che è figliastra del Nobel Harold Pinter, ha evidenziato un curioso aspetto della vita dell’artista: le persone più importanti della sua vita furono cattoliche. Da Paul Morrissey a Fred Hughes, da Bob Colacello a Christopher Makos, passando per Vincent Fremont. La crescita da cattolico gli ha permesso di acquisire gerarchia e disciplina, oltre che fede. Del resto la religione perdona, quindi attrae anche personalità poco convenzionali.
ANDY WARHOL E LA RELIGIONE: ISPIRATO DAL CATTOLICESIMO
LA SVOLTA DELL’ARTISTA
La vita di Andy Warhol è cambiata totalmente nel 1968, quando venne sparato da Valerie Solanas e rischiò di morire. Andava a messa, serviva cibo ai senzatetto durante le feste, compiva gesti che dimostravano gratitudine per quel miracolo che sentiva di aver ricevuto. E quando incontrò papa Giovanni Paolo II indossò in segno di rispetto la cravatta.
La contemporaneità di Andy Warhol si è dunque mischiata all’influenza primordiale del cattolicesimo per Natasha Fraser-Cavassoni. E in effetti dando uno sguardo ai ritratti di Marilyn e Jackie, ad esempio, con un occhio diverso, ci appaiono santi e martiri, quasi come se così avesse voluto dare un carattere eterno ai soggetti, le icone pop. Nei migliori autoritratti invece ci sono dei richiami a Cristo con i quali voleva esprimere quel cattolicesimo che lo aveva “invaso”.