“Strix” in latino indicava la civetta ma anche un leggendario uccello notturno del malaugurio (e in certi dialetti italiani il termine è usato per indicare le strie, le streghe) e la storpiatura con quella “y” probabilmente fu solo una licenza degli autori: e proprio come uno sgraziato volatile che si muove in grotte o antri che hanno qualcosa di mefistofelico, così quell’oramai mitico programma andato in onda sulla Rai nel lontano 1978 sembra collocarsi nella storia della televisione italiana. Una sorta di “unicum” che non si è più ripetuto e che, tuttavia, conteneva in sé spunti e innovazioni nel linguaggio televisivo che di recente sono stati riscoperti nientemeno che da un magazine online altrettanto di culto, quell’Atlas Obscura attorno al cui sito, fondato da Joshua Foer nel 2009, si raccoglie il meglio dell’aneddotica e dei reportage sui viaggi e guide ai luoghi più strani e misteriosi del mondo. Infatti, quel varietà Rai firmato da Alberto Testa, Carla Vistarini ed Enzo Trapani, andato in onda per sole sei puntate nell’arco di un mese del 1978 pare aver lasciato un’impronta molto forte, tanto che qualcuno non esita oggi a definirlo lo show musicale “più geniale” prodotto da Mamma Rai.
UN VARIETA’ FRA IMMAGINARIO ESOTERICO E MUSICA
Condotto da Tony Renis sull’allora Rete2, per la regia dello stesso Enzo Trapani, “Stryx” è tutt’oggi un prodotto televisivo difficile da catalogare ma che può essere ascritto al genere dei varietà musicali: tra scenografie che si rifacevano a un immaginario fiabesco ma virato su quel versante oscuro popolato da presenze mefistofeliche, streghe, boschi incantati, elfi maligni e una scenografia che richiamava proprio l’antro di cui sopra, ma sempre con un sottile filo di ironia che pervadeva l’atmosfera del programma, “Stryx” presentava anche performance canore che oggi sono diventate “cult” su YouTube e che hanno vito persino la trasformista Patty Pravo nelle vesti di una sorta di sacerdotessa pagana. Infatti, nello show non mancavano dei, seppur velati, riferimenti al sesso e a commistioni tra magia ed erotismo, tanto che non è infondata la critica di chi all’epoca si era anche scandalizzato per alcune allusioni al mondo dell’esoterismo e iconografie del Maligno che, appunto, però erano presentate sempre in chiave leggera e volutamente surreale.
IL CAST DEL PROGRAMMA E IL FORMAT
A rileggere oggi il cast di “Stryx” nell’arco delle sei puntate (andate in onda tra il 15 ottobre e il 19 novembre del 1978) si trova una sfilza di nomi illustri, a partire da Renis nelle vesti del cosiddetto Philoconduttore e Angelo Branduardi (il Folletto), fino ad arrivare ad alcuni nomi di spicco della scena musicale italiana quali Anna Oxa, Mia Martini (lei era Gipsy Stryx), la già citata Patty Pravo e pure Amanda Lear che, immancabilmente, vestiva i panni di Sexy Stryx. Definire la struttura di questo format, sospeso come era facile immaginare per via delle polemiche seguite non solo per le tematiche trattate (sacrifici femminili, immaginario pagano, donne in abiti discinti e addirittura una giovanissima Barbara D’Urso senza veli), non è semplice ma il filo conduttore di questo varietà innovativo era la sperimentazione e il gusto per la trasgressione intelligente e colta, da contrapporre alla classica programmazione della prima rete, tra proposte musicali alternative e una liberazione sessuale messa in scena attraverso l’immaginario oscuro delle fiabe. Spazio quindi a un utilizzo quasi eccessivo del chromakey, a scenografie un po’ kitsch, all’impiego di luci stroboscopiche che rendevano quella “passerella” di streghe, ninfe maligne ed elfi sgraziati una specie di allegra sarabanda che si snodava attorno alle esibizioni musicali.
VIDEO, L’ESIBIZIONE DI PATTY PRAVO CON “VOLA”
Sulle pagine di Atlas Obscura ci si è interrogati di recente anche su come sia stato possibile che, in un’epoca in cui in Italia non c’era stata ancora una vera e propria liberazione sessuale, sia stato possibile mandare in onda (anche se solo per un mese) un programma ome “Stryx”. In un’intervista concessa alcuni anni prima della sua tragica morte, lo stesso Enzo Trapani ricordava di come l’idea gli fosse stata suggerita da una misteriosa telefonata nel cuore della notte da parte di qualcuno (il riferimento è chiaramente al maligno, NdR) che desiderava “essere rappresentato come si deve sulla tv nazionale”. E adesso, a distanza di quasi 40anni da quella breve ma indimenticabile stagione, si può respirare lo spirito di quella caleidoscopica parentesi su Rete2 rivedendo uno dei video più celebri. È una esibizione di Patty Pravo che canta il brano “Vola”: con un look che si rifà al trasformismo di David Bowie, l’artista è su un lettino con una serie di cavi attaccati alla testa (in una sorta di antro invaso dalla nebbia) e, mentre pian piano l’inquadratura che parte dal suo viso si allarga. La sua espressione è catatonica e il tono straniante con cui interpreta il brano danno bene la cifra stilistica di uno show avanti coi tempi. Forse troppo e che, proprio per quello, aveva dovuto pagare dazio alle polemiche sollevate non solo dal pubblico ma anche dagli stessi vertici Rai che ne decretarono la chiusura.