LE TRATTATIVE
Gabardini racconta di essere stato letteralmente “scaricato” dopo la proposta di aumento: “Silenzio imbarazzato. Mi dicono che mi faranno sapere senz’altro in settimana. Non chiama nessuno, ma vengo a sapere che la mia assenza viene motivata col solito mantra: ‘Gabardini ha chiesto una cifra esorbitante e non trattabile’. Soffro. Mi girano. Alcune notti, piango. Scrivo una mail a tutti gli autori, al regista e alla produzione, in cui racconto la mia trattativa e dico molto chiaramente di aver accettato la cifra ridicola di partenza, quindi se c’è volontà di farlo tutti assieme, c’è anche la possibilità. Alcuni rispondono che non sapevano, altri non sanno bene che dire e sono buffi nel loro dimenarsi in cerca di specchi arrampicabili con meno stridore di vetri graffiati. La produzione mi scrive che mi chiamerà l’indomani. Era il 14 febbraio. Non ho più sentito nessuno“. [agg. di Rossella Pastore]
IL COMPENSO? “INACCETTABILE”
“No, non ci sarò nella nuova stagione di Camera Café; lo dico perché mi viene chiesto a destra e a manca, e ne sento in giro di cotte e di crude”. Così Carlo Giuseppe Gabardini annuncia il suo licenziamento dagli uffici di Camera Café, oltre a rinnegare le modalità poco ortodosse con cui i suoi ex colleghi erano soliti portare avanti il lavoro: “C’è stata una riunione ridicola fra tutti noi autori storici e la produzione, in cui è stato chiaro dal primo istante che uno di noi si fosse già accordato, lasciando a tutti gli altri ben poco spazio di manovra. Routine. Dolorosa. Ma niente di nuovo o particolarmente originale. Però innervosente: è una mossa di una stupidità sesquipedale, e amareggiante, perché non si prende cura della qualità del lavoro e delle sceneggiature”. In altre parole, Gabardini non ci sta: “La produzione mi offre una cifra così bassa che lei stessa definisce ‘inaccettabile’ e mi chiede di fare una controproposta; propongo lo stesso cachet di sei anni fa, riparametrandolo al numero minore di episodi di questa stagione, e ne esce un ammontare pari circa al doppio della loro offerta iniziale. Dopodiché, silenzio“.
“POCA MOTIVAZIONE”
Compensi a parte, il clima lavorativo non è più quello di una volta: “Io ho sempre pensato che il modo migliore (o forse l’unico) per rifare Camera Café fosse farlo tutti assieme col sorriso e divertendosi, dunque ho abbozzato e condotto la mia trattativa considerando molto più questo desiderio, piuttosto che il mio tornaconto personale”. E poi? “Poi è iniziata la convocazione attori. Quasi tutti i colleghi mi hanno chiamato per sapere cosa avrei fatto, e stavolta ero io a non sapere bene che dire, e stavo parecchio male. Tra le mille elucubrazioni pensavo: non avendo la possibilità di scriverlo, mi sa che non troverò la motivazione per recitarlo; troppo coinvolgimento emotivo, troppa vicinanza con ex amici, troppa presunzione che io l’avrei scritto meglio, pochissima voglia di soffrire quando i problemi di cui occuparsi sono davvero altri. La produzione mi ha salvato dal dubbio amletico: come attore non mi ha chiamato“. Non può nemmeno dire che non gli dispiaccia: “Lo rimpiango un po’, però nei mesi in cui ho combattuto (debolmente) affinché fosse possibile, non posso dimenticare che buona parte di me temeva il ritorno al passato come una resa”. Con o senza Gabardini, l’appuntamento con Camera Café è a settembre su Rai 2.