Sergio Castellitto si trovava a New York, in occasione della rassegna ideata da Loredana Commonara e intitolata ‘Italy On Screen’ e per l’occasione ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, nella quale ha parlato della sua visione del cinema e delle delusioni per la mancata nomination al Premio Oscar. Il regista ha espresso le sue perplessità riguardo i meccanismi che portano alla scelta dei film in concorso, dicendosi certo che non sempre il parere dei telespettatori rispecchia poi le premiazioni delle pellicole: “Non hanno scelto il mio film, Fortunata, ma A Ciambra di Jonas Carpignano. Ne ho visto dei pezzi, lui è un ragazzo sveglio, intelligente. Ma quello che è avvenuto prescinde dal valore del film. Mia moglie Margaret ed io costruiamo storie che non siano solo teoremi al servizio di una visione del mondo; storie che hanno successo (Fortunata ha incassato 2 milioni e mezzo ed è stato venduto in tanti Paesi), che toccano il cuore delle persone. Siamo vittime di un preconcetto perché facciamo un cinema popolare ma di qualità. Agli Oscar la nostra coppia non può andare. Non abbiamo padrini né protettori”.
Sergio castellitto: le scelte per le nomination agli Oscar
L’intervista di Sergio Castellitto prosegue con un consiglio per la commissione degli Oscar. Secondo lui, i film del concorso dovrebbero essere scelti da coloro che poi rappresentano l’audience: “Istituirei una commissione del pubblico, persone che vanno a lavorare, leggono qualche buon libro, e ogni tanto s’infilano in un cinema; obbediscono solo alla loro competenza emotiva, e magari sono rimasti colpiti da Fortunata, una storia di sopraffazione maschile tremendamente attuale. Ma io non ho voce in capitolo, perciò mi limito a fare il mio lavoro, il resto mi sembra fatto di chiacchiere, presunto prestigio e soprattutto potere”. Parole forti le sue, che mirano direttamente a quello che viene considerato il potere della sinistra nel mondo del cinema italiano: “La sinistra dice: siccome il male è tutto di là, noi non abbiamo colpe. Così parliamo del gotha intellettuale, culturale e politico che si autocelebra, e che quando può esercita il proprio potere. Un dissenso che è consenso, e si traveste di dissenso. Un conformismo travestito da rivoluzionarismo”.
Il cinema è “una poesia da soldi”
Nell’intervista rilasciata a Il corriere della sera, i riferimenti di Sergio Castellitto al mondo del cinema proseguono con la consapevolezza che i film debbano soprattutto permettere alla produzione di far rientrare il denaro che è stato speso nelle riprese, anche se poi rischia di risultare compromessa la qualità del prodotto: “Il cinema può essere anche poesia. Una poesia che costa molti soldi. Successo significa riportare a casa i soldi che si sono spesi”. Infine, non può mancare un nuovo riferimento al film ‘A Ciambra’ preferito proprio alla sua ‘Fortunata’ nella corsa verso gli Academy Awards. A suo dire la produzione di Martin Scorsese potrebbe avere avuto un peso su questa scelta: “Una figura che può aver pesato. Non voglio costruire polemiche. Ma non avere avuto la possibilità di offrire il mio film a quel tipo di percorso, mi ha intristito. Ma, lo sappiamo, il successo in Italia non si perdona”.