Cristiana Capotondi, al cinema con Nome di donna, il nuovo film di Marco Tullio Giordana, nelle sale dal prossimo 8 marzo, interpreta il ruolo di una ragazza madre che lavora in una casa di cura per anziani, e che denuncia il suo direttore che sfrutta il suo potere per fini non proprio lusinghieri. Un tema di strettissima attualità che si ricollega al polverone dopo lo scandalo Weinstein degli scorsi mesi come riflettuto sulle pagine del settimanale Gioia: “Non vogliamo un mostro da stigmatizzare, affossarne carriera e onore come se fosse uno spettacolo, come se fosse il caprio espiatorio della rabbia di tutte le vittime o delle colpe di tutti i predatori. Vogliamo un cambiamento capillare che passi dal gossip a un livello più alto. E’ una battaglia senza genere, che deve sancirne un principio: l’abuso è inaccettabile sul lavoro, che è il luogo della realizzazione dell’essere umano. E’ un processo che ha a che fare con l’educazione dei figli e delle figlie, noi donne abbiamo una enorme, che io ho voglia di perdermi”. L’attrice è una fervente sostenitrice del girl power: “Le donne sono una meraviglia della natura, quando vedo due belle ragazze per strada mi fermo incantata. Purtroppo non tutti hanno un approccio così sano. Fino a quando non avremo costruito un mondo ideale in cui potremo stare a mezzanotte alla fermata del bus senza rischiare, dobbiamo lavorare su due piani. Su quello collettivo e culturale, attraverso il racconto ai figli e le figlie di modalità di rapporto che non prevedano sopraffazione. E su quello individuale della cautela, della salvaguardia di noi stesse, consaspevoli che esercitiamo una fascinazione. Non è un atteggiamento ma una delle tante strade da percorrere”.
IL CASO FAUSTO BRIZZI
Cristiana Capotondi, in qualche modo, ha voluto adottare una posizione abbastanza neutra sulle accuse mosse all’amico regista Fausto Brizzi: “Sulla vicenda di Asia Argento non mi sono espressa, non la conosco, non so niente della sua vicenda. Ma l’ho fatto su Brizzi per onestà intellettuale: è un amico di vecchia data, giravano informazioni sul suo conto che non trovo giusta, una specie di processo televisivo. Ho voluto raccontare la mia esperienza positiva. Se dovesse aver davvero sbagliato, pagherà. E avrà l’occasione, nel caso, di diventare una persona migliore. Ma non sono abituata a lasciare gli amici nei momenti di difficoltà”. L’attrice, però, non ha mai fatto mancare tutto il suo sostegno al regista: “Credo che chiunque, se riconosce di aver sbagliato, meriti la possibilità di capire e rimediare. Rieducare una persona al rispetto dell’altro è una chance che dobbiamo dare e darci, ci credo fortemente. In questa vicenda, quello che deve venire fuori è che va punito l’abuso di potere, senza differenze di genere. E’ molto più interessante capire quale enzima avveleni chi ottiene posizioni di potere, quale sensazione di invincibilità li convinca a mettere in pratica ricatti e prepotenze. Questa è la strada giusta”.
IL RAPPORTO CON GLI UOMINI
Cristiana Capotondi, tra le attrici italiane firmatarie del documento contro le molestie sul luogo di lavoro, ha rivelato, inoltre, di avere un rapporto speciale con gli uomini: “Sono appassionata del genere maschile, sto con il mio compagno da dodici anni, ho un migliore amico da dieci, mi fanno impazzire di gioia, sono persone speciali ed inclusive: pensi che quando sono con loro mi chiamano Mario”. L’interprete romana non ha mai avuto alcun timore di tirar fuori, in alcune circostanze, il suo lato più maschile: “Gli uomini ereditano dalle madri una componente femminile, anche noi ne abbiamo una maschile. Io, per esempio, assomiglio tantissimo a mio nonno, che, prima ancora che riuscissi a comprenderla, mi ha insegnato la parola rettitudine. Dal mio compagno, invece, ho imparato a diventare donna, a crescere. Non sarei quello che sono se non avessi questo rapporto, che è dialogo, confronto profondo, trasparente e diretto. Che è un vero scambio”.