Sostituire Fede sarà davvero difficile. Non perché sia difficile fare un buon telegiornale (il successo di Mentana a La 7 è dovuto al fatto di inserire le notizie in un contesto di racconto commentato, cosa che volendo possono fare in molti), ma perché Fede nel bene e nel male era diventato una vera e propria icona. Forse più nel male, in quanto ha finito per interpretare il giornalista asservito al padrone di Mediaset, cui tutto era permesso e perdonato (sfuriate, guasconate, gaffes, amicizie torbide, e molto altro) grazie alla sua protezione. Se buttate qualche occhiata su quanto si scrive in proposito sui social network, scoprirete però che la maggioranza condivide il commento di Aldo Grasso sul Corriere, che in sostanza ha scritto: “Il suo era un giornalismo dichiaratamente schierato, e quindi alla fine, a suo modo onesto”. Molti condividono questo giudizio, in un contesto in cui molti fanno finta di essere obiettivi senza esserlo. Molti ritengono inoltre che Fede non abbia mai convinto nessuno, ma “ha fatto felici migliaia di vecchiette già convinte”. Era diventato anche una macchietta (forse il peggior destino che può capitare a un professionista), ma lui stava al gioco, purchè gli si permettesse di godere delle confidenze e dei festini del principe.
Ciò che colpisce nelle modalità del suo licenziamento è stata però la rapidità, accompagnata dall’estrema concisione di un brevissimo comunicato, in cui non poteva mancare la formula di rito che esprime “il ringraziamento per il lavoro svolto”, ma che non dimentica di dire che la decisione è stata maturata in seguito ad un mancato accordo. Per la verità parlare di licenziamento è un po’ eccessivo, visto che si tratta di un ottantenne ben al di là della soglia della pensione. Ottant’anni per la verità assai ben portati, sia per la prontezza di parola e la lucidità del linguaggio, sia per le doti di dongiovanni di cui sembra andare assai fiero, circondandosi sempre di belle vallette e “meteorine”.
Sembra che la sua azienda abbia voluto dire “adesso basta!, questa non te la perdoniamo”), dopo che sui giornali è apparsa la notizia di un suo presunto tentativo di portare in una banca svizzera 2,5 milioni di euro. Naturalmente i dietrologi si stanno scatenando, visto che Fede è anche coinvolto in prima persona sia nel più scottante processo di Berlusconi (il processo Ruby) che in altri pasticci insieme ad un personaggio non proprio adamantino come Lele Mora. Succederà quel che succederà. La notizia vera è che Mediaset abbia deciso di farla finita con una riconosciuta icona del giornalismo italiano.
Dopo aver fatto la gavetta giovanissimo al Mattino di Roma e alla Gazzetta del Popolo di Torino (dove fu promosso molto presto inviato speciale), entrò nel 61 alla Rai, sposando nel 64 la figlia dell’allora vicepresidente Italo De Feo, beccandosi i suoi primi soprannomi (“ammogliato speciale”, e “genero di prima necessità”).
Per otto anni fece l’inviato speciale in Africa, smettendo per una malattia e anche in seguito ad un contenzioso sulle sue spese di viaggio, motivo per il quale fu gratificato di un altro soprannome “Sciupone l’africano”. Insomma il personaggio c’era già tutto.
Arrivò a dirigere per due anni anche il TG1, per poi essere sacrificato per un riequilibrio politico a favore della DC e a sfavore dei socialisti (così narrano le cronache). Dopo un breve periodo a Rete A, nel 1989 passa alla Fininvest di Silvio Berlusconi, dapprima come direttore di Video News, poi di Studio Aperto che sarà il primo notiziario ad annunciare in diretta l’inizio della prima Guerra del Golfo il 17 gennaio 1991, proprio nel giorno della sua prima messa in onda su Italia 1.
Studio Aperto sarà anche il primo telegiornale ad informare sulla cattura dei due piloti italiani Bellini e Cocciolone. Nel 1993 va a dirigere il TG4, che ha trasformato in un battagliero telegiornale, più berlusconiano di Berlusconi, e che per questo – in seguito a patenti violazioni della par condicio – si è pure visto appioppare multe dall’AgCom per oltre 450.000 euro.
Famose le sue sfuriate in diretta per qualche errore della redazione, così come le sue pubbliche tirate d’orecchie a personaggi come Saviano o a vari politici. I suoi tragicomici fuori-onda stanno già spopolando su Youtube, mentre i cronisti sono alla caccia dei retroscena del suo allontanamento. Nel suo video di commiato dice che non si tratta di un addio ma di un arrivederci: sembra voler far capire di avere ancora qualche carta in mano per farsi dare qualche altro incarico.
Vedremo.
Intanto per ora cala il sipario su un personaggio che certamente “bucava il video”, ma che era noto anche per le sue non encomiabili gesta a base di donne, motori e debiti di gioco.
Sic transit gloria mundi.