Anche il terzo quarto di finale europeo segue una sua logica. Avanza la Spagna e lo fa (apparentemente) senza fatica. Partita messa subito in una direzione favorevole grazie alla rete di Xabi Alonso e poi gestita in tutta serenità, a fronte di una Francia che mai ha dato l’impressione di poter impensierire l’avversaria. Fino al rigore che ha chiuso ogni discorso nel finale, sempre di Xabi. Spagna che torna all’assetto visto contro l’Italia, senza una vera punta di ruolo, e che dà l’impressione di una compattezza trovata strada facendo. Nessun scivolone mentale, nessuna distrazione benignamente offerta. E, rispetto al passato (recente e non), la capacità di colpire appena l’occasione si presenta. Una risposta a quanti criticavano la squadra, nonostante tutto quello che ha vinto dal 2008 a oggi. La Francia concede invece il bis in negativo, dopo la sconfitta contro la Svezia. Troppo presuntuosa prima, troppo remissiva dopo. La squadra di Blanc si è docilmente offerta quasi senza combattere, come per dare ragione a chi sosteneva che fosse stata sopravvalutata nei meriti, dopo la serie positiva di 23 partite. Alcuni dei suoi presunti fenomeni appaiono in stallo (Nasri), altri sono stati rinnegati dal campionato italiano forse con qualche ragione (Menez), altri ancora sono acciaccati da anni di battaglie (Ribery). Se si deve fare un confronto tra due sistemi nazionali di educazione al calcio, la Francia esce clamorosamente perdente rispetto alla Germania attuale.
Stasera si chiude con l’Italia, che a Kiev affronta l’Inghilterra. Occasione ghiotta per gli azzurri perché gli avversari sono sì tosti ma non occorre farli più brutti di ciò che in realtà siano. La squadra di Hodgson gioca male e fa giocare male la controparte: difesa e contropiede anche perché il nuovo ct non poteva inventare di più, avendo avuto poco tempo a disposizione. All’Italia manca Chiellini e sarà un problema per la presenza della coppia Rooney-Wellbeck e per le esitazioni in cui cade sovente Bonucci. Serata in cui il centrocampo sarà perciò chiamato a un superlavoro e in questo settore, pur inchinandosi alla classe di Gerrard, l’Italia può fare la differenza a sua favore. Il resto dovranno compierlo Cassano e Balotelli, confermando che quelli visti contro l’Irlanda erano segnali di reale crescita.