La Lega non riuscirà ad inserire nella Costituzione le bandiere regionali e i connessi inni (del resto non esiste in nessun catalogo di storia della musica o delle patrie, neppure piccole, l’”inno regionale”) ma non ci contava neppure. Le bastava inserire in prima pagina dei telegiornali e dei quotidiani questa idea. Mostrare che il suo motore romba sempre, e gli altri devono frenare, opporsi, conservare. E la Lega poi passa all’incasso. Finge di aver dovuto rinunciare a un’istanza sacrosanta (lo fa con Calderoli, che spiega di non crederci nemmeno lui) e intanto si aggiudica il titolo di campione del centrodestra.
Mossa simile era quella dell’introduzione dell’esame di dialetto. Salvo non precisare chi nomina i professori di dialetto, chi dà loro la patente per esaminare i docenti di altre regioni. Cosa facciamo? Mettiamo su un’altra commissione di esperti? Ma va’ là. Il trucco è antico. Funziona sempre però. Almeno ha funzionato sempre. Adesso sarà il caso di prendere un’iniziativa politica forte da parte delle altre forze politiche, specie quelle alleate. Mi spiego.
Le proposte sopra accennate da parte della Lega vanno distinte: 1) metodo; 2) contenuti.
1)Metodo. È una palese slealtà verso gli alleati. Si introducono di colpo elementi atti a mettere in crisi questa o quella parte del Popolo della libertà. L’idea è quella – per mimare uno slogan caro a Bossi – di essere padroni anche a casa degli altri, cioè nel Pdl, e comunque nel condominio della maggioranza, senza rispettare le quote azionarie. La questione dell’identità nazionale è molto delicata per definizione, giocare con i simboli introduce elementi di contrasto solo per il gusto di vedere l’effetto che fa. Se ci si tenesse davvero a bandiere e simboli regionali non si farebbe in modo da creare contrapposizioni che rendono questo un atto impossibile.
2)Contenuti. In sé la conoscenza del dialetto e delle culture locali; persino l’esibizione della bandiera della Regione insieme con quella italiana sono cose ottime. Sono connesse allo spirito del federalismo. Il quale propone un amalgama tra genti e territori differenti, dove l’identità ben marcata di un entità amministrativa non confligge con la proclamazione dell’unità nazionale. Gli Stati Uniti d’America che sono il Paese al mondo più affezionato alla sua bandiera e al suo inno insegnano. Accanto alla bandiera a stelle e strisce viene esposta anche quella dello Stato. Così peraltro accade in Germania. Non si scandalizza nessuno. L’approfondimento delle radici e dunque delle lingue e dialetti è qualcosa che è stato raccomandato dal Consiglio d’Europa, e non può dunque scandalizzare nessuno.
In conclusione. Metodo cattivo, contenuti buoni o comunque da non buttare nella pattumiera solo perché scagliati in faccia al prossimo con lo scopo di épater les bourgeois. Si tratta piuttosto di acquisire sul serio il federalismo. Qualcosa che responsabilizzi sul serio le Regioni e le renda capaci di orgoglio ma anche di pagarselo, questo orgoglio. Un federalismo responsabile, serio. Un federalismo sinfonico, dove ogni protagonista sappia suonare con tutta la sua arte nell’orchestra.