Nel profluvio di pareri e contro pareri, di previsioni e contro previsioni, di conferme e di smentite da parte di economisti, analisti e commentatori economici, per non parlare dei politici, credo che la gente comune non ci capisca più molto, se non che “‘a da passà ‘a nuttata”. Pur tuttavia, qualche domanda si potrebbe anche fare agli “esperti”, di quelle semplici, da rispondere con un sì o con un no.
Per esempio, è vero che:
Alla radice della crisi vi è l’enorme liquidità a basso costo immessa per anni dal “mago” Greenspan (con l’accordo di governo e mondo finanziario e imprenditoriale) per sostenere l’economia e in particolare i consumi interni americani?
Questo ha fatto comodo a tutto il resto del mondo, che così ha potuto esportare nel ricco mercato degli Stati Uniti, e che nessuno ha obiettato nulla finché l’economia ha tirato?
Tutta questa liquidità, eccedendo le necessità fisiologiche del sistema, è andata alla ricerca di nuovi investimenti sempre più rischiosi, come i mutui subprime, cioè prestiti con probabilità bassissime di restituzione?
Spesso i mutui hanno superato lo stesso valore della casa, diventando prestito ai consumi, già messi a rischio dall’enorme debito derivante dalle carte di credito?
Questi prestiti e altri investimenti a rischio hanno compromesso in prospettiva la solidità del sistema bancario, solidità di cui erano responsabili gli amministratori delle banche?
Le banche, di fronte a questo incremento dei propri rischi, e delle prevedibili sofferenze sui crediti, hanno scaricato il loro rischio sul mercato attraverso prodotti “sintetici”?
Per rendere più appetibili questi prodotti, le banche hanno mescolato al loro interno crediti a diversa rischiosità (da cui il nome “salsiccia”), così da rendere impossibile verificarne il rischio effettivo?
A un certo punto lo stesso sistema bancario non ha più avuto cognizione del tipo e dell’entità dei prodotti in circolazione, ritrovandosene anche nei propri bilanci con effetti disastrosi, da cui la definizione di prodotti “tossici”?
Tutto questo è stato aggravato da una leva finanziaria di 40 o anche 50 volte i capitali disponibili, rendendo estremamente vulnerabili i creditori, contro ogni regola di buona e prudente amministrazione?
Da tempo era noto che la massa di derivati in circolazione aveva assunto dimensioni insensate ed estremamente pericolose per il mantenimento di un equilibrio finanziario a livello globale?
Le banche, non fidandosi più una dell’altra, hanno bloccato il mercato interbancario, cioè i prestiti tra banche, costringendo le Banche Centrali a stampare e immettere sul mercato altra massa monetaria?
Questa massa monetaria è rimasta nelle banche e non ha rimesso in moto né il mercato interbancario, né tantomeno è rifluita alle imprese per i loro investimenti?
Questa ulteriore enorme liquidità, aggiunta a quella già all’origine della crisi, può determinare nuove bolle nel presente e rappresenta una bomba inflazionistica per il futuro?
Attraverso prodotti “americani” anche molte banche europee hanno utilizzato leve molto elevate, anche se ciò non traspare dai loro dati ufficiali?
Lehman Brothers, unica banca fatta fallire, era una delle più esposte, se non la più esposta, in Europa con i suoi prodotti?
Mi auguro che gli esperti rispondano negativamente a tutte le domande, perché se solo alla metà di esse la risposta fosse affermativa, verrebbe da chiedersi come mai i vertici del sistema bancario e delle istituzioni di controllo, americane soprattutto ma non solo, siano ancora ai loro posti.
E che senso avrebbe imporre nuove regole più strette, se ad applicarle fossero sempre coloro che così cattiva prova hanno dato finora? E se proprio, per una serie di ragioni non si riuscisse a mandarli a casa, è proprio necessario continuare a pagarli come se avessero fatto il loro lavoro bene, almeno con la diligenza del padre di famiglia? Ma la diligenza, qui, sembrerebbe solo assaltata e saccheggiata.