Mi è capitato in questi giorni di discutere, su un forum di tifosi dell’Udinese, circa la scelta della società torinese, per la partita di campionato fra Juventus ed Udinese, di invitare scuole calcio o società sportive di ragazzini per riempire le curve svuotate dai provvedimenti della giustizia sportiva a seguito della partita contro il Napoli. Molti tifosi friulani hanno contestato la possibilità data alla famiglia Agnelli, una “commutazione della pena” ingiusta a detta di molti che crea un precedente. Sinceramente mi è capitato di difendere la scelta di portare i bambini a riempire la curva. L’ho difesa e la trovo perfino intelligente come strategia imprenditoriale. Convertire la “punizione” in una operazione mediatica importante, capace di accendere i riflettori su una ritrovata civiltà da parte di una società comunque danneggiata dall’atteggiamento dei suoi tifosi. Ed in effetti il clima che si respirava allo stadio, perfino dai monitor televisivi, era di festa. Ma domenica sera qualcosa ha stonato, molti quotidiani ne hanno parlato, perfino molti commentatori televisivi si sono soffermati sul coro che accompagnava ogni rilancio del portiere Brkic. È stata la grande novità dei tifosi juventini dalla nascita dello Juventus Stadium, e a quanto pare è sembrato intelligente anche ai 12.000 bambini presenti alla partita imitare i più grandi urlando puntualmente il coro “Merda” ad ogni rilancio del portiere dell’Udinese. Bene, dopo domenica sera sinceramente ho trovato imbarazzante qualsiasi mio intervento in difesa della società torinese, l’intelligente operazione mediatica, la ritrovata dignità di immagine, lo spazio lasciato alla civiltà innocente dei bambini sono stati rovinati da un coro. E qui mi pongo un paio di domande: perché è risultato stonato un coro così semplice? Perché la politica del “non c’è niente di male” questa volta non trova soddisfazione e motivazione? È evidente che l’educazione non si basa sul concetto di imitazione. Ma ieri sera purtroppo quello che si è voluto fare è stato proprio imitare, o meglio scimmiottare, la goliardia dei tifosi senior autoconvincendosi però, in maniera ipocrita, che l’importante è non arrivare alla violenza fisica. Probabilmente però, se il coro intonato dai bambini, così come anche i fischi alla lettura della formazione friulana sono risultati così inadeguati, è perché obiettivamente ERANO un atto di violenza. E allora subentrano altre domande, ma che sinceramente pongo con tremore e paura delle risposte. Perché nessuno è intervenuto? Perché ci indigniamo della prepotenza di alcuni ultras, ci inoltriamo in interessantissime indagini e analisi sociologiche e poi quando abbiamo una opportunità di educare ci tiriamo indietro e facciamo finta di niente? Badate bene non è compito della Juventus educare i bambini, non voglio nemmeno identificarla come società fonte di maligne intenzioni nei confronti dei suoi piccoli tifosi. Ma perché nessuno ha detto nulla? Perché gli speaker, che regolarmente vengono fischiati negli stadi quando si appellano alla legge per evitare cori razzisti o espressioni ingiuriose, non hanno sottolineato la bruttura di quel gesto? Perché allenatori, accompagnatori e perfino i genitori non hanno fermato quella barbara affermazione di sé? Azzarderei perfino, perché quei calciatori che hanno dato un così bello spettacolo dandosi battaglia, quei calciatori che spesso additiamo, ingiustamente, come esempi di virtù non hanno dimostrato ai loro tifosi cosa vuol dire rispetto e cultura sportiva? La verità è che ieri sera avevamo un’occasione, mostrare alle generazioni future cosa vuol dire porsi da adulti, non scandalizziamoci che i bambini abbiano urlato “merda”, indigniamoci che nessuna autorità si sia preso la responsabilità di comportarsi come tale. Avevamo una possibilità, far vedere cosa vuol dire godersi qualcosa di bello senza per forza rovinarlo affermando sé stessi con violenza, ma l’abbiamo persa. “Non c’è niente di male” dice un’eco lontano, ma forse è un’affermazione che non tiene più, forse siamo stanchi di sentire giustificazioni a qualcosa che ancora una volta ci mette in cattiva luce, oppure la percezione che avere a cuore i bambini non è qualcosa che riguarda il futuro, ma che riguarda il presente. Anzi per certi versi, l’amarezza provata ieri sera nel sentire certi cori deriva dalla paura che possa essere già tardi.