Nella settimana appena passata, il sindaco Moratti ha inaugurato in via Appennini a Milano sei nuovi alloggi per padri separati o divorziati che hanno necessità di trovare un alloggio temporaneo per avere il tempo necessario per riorganizzarsi la vita e poi trovare una nuova abitazione. Questo appena descritto è uno degli esempi che può essere ricondotto sotto la dicitura di “Housing Sociale”. La necessità, la temporaneità e l’individuazione di certe categorie sono le caratteristiche principali di queste due parole del dizionario anglosassone che molti sviluppatori immobiliari e amministratori pubblici hanno iniziato a conoscere vuoi per l’iniziativa di alcune fondazioni, vuoi per gli oltre due miliardi di euro che la Cassa Depositi e Prestiti ha stanziato a favore di progetti destinati all’housing, ma che pochi riescono poi a tramutare in progetti realizzabili e gestibili. Eppure l’Housing Sociale è oggi come non mai una necessità fondamentale per le grandi città.
Una coppia di giovani sposi, che entrambi lavorino a Milano e pertanto desiderino fondare la loro famiglia in città, come possono permettersi un investimento di 300.000 euro (si parla di un trilocale di 70/80 mq) quando il loro reddito comune raggiunge i 30.000 euro annui? Anche destinando la metà dei loro risparmi dovrebbero contrarre un mutuo di 40 anni che nessuna banca concederebbe. La necessità di un affitto che incida per il massimo di un terzo del reddito per una giovane famiglia, o per un lavoratore fuori sede, per un padre separato o per una famiglia di medio reddito è oggi una emergenza che esige immediate risposte.
Il complesso di via Pompeo Leoni a Milano, Parma Social House o il programma Social Housing di Torino sono alcuni esempi virtuosi di realizzazioni che hanno dato una risposta ai problemi sopra esposti. Per creare tutto questo è stato necessario che tutta la filiera agisse per un bene comune Ora bisogna continuare, le occasioni non mancano. Oggi Milano con l’approvazione del nuovo PGT che, per merito dell’assessore Masseroli, ha dato molta importanza all’housing sociale è forse la città da cui tutti potranno prendere esempio.
L’individuazione di nuove aree da concedere a costo zero o meglio ancora l’accessibilità ad avere immobili inutilizzati da riconvertire in abitazioni è un lavoro da continuare, come diventa fondamentale, da una parte, la creazione di un albo di soggetti gestori che abbiano la consapevolezza di realizzare un’opera sociale, dall’altra l’emanazione di regole che permettano una gestione elastica e capace di una vera integrazione fra i diversi utilizzatori finali. La consapevolezza di agire per il bene di tutti con poche regole burocratiche ma che salvaguardino lo scopo sociale è una scommessa importante per una città che ha il desiderio di ritornare quella metropoli da sempre riferimento dell’intero paese. Noi operatori siamo pronti.
(Jacopo Maria Vignali Presidente Cooperativa La Ringhiera)