Quando al 95′ Nico Lopez, con un tocco di giustizia, riservò ai casciavid lo stesso trattamento riservato a novembre ai bauscia, lo stadio ammainò le bandiere rossonere che già sventolavano in peana incomprensibili e i fischi cominciarono assordanti nei confronti di società, giocatori e dell’allenatore (o ex come auspicabile) Inzaghi. Ora che il Milan sta aggiungendo un’altra B, thailandese, al proprio curriculum, non può presentarsi ai propri nuovi soci con la mestizia delle ultime partite e di sabato con il Verona. Ma questo Bee che fa? Il cognome fa pensare al pecoraio, in grande naturalmente. Ora pare vogliano sostituire Pippo con Brocchi: nomen homen?
Molto più interessante la partita fra Samp e Cagliari. L’attacco genovese è veramente esplosivo e data la pochezza del nostro campionato un ex campione come Eto’o può ancora fare la differenza. Sabato ha fatto di tutto, difensore, centrocampista e goleador, è uno dei campioni dell’unico triplete italiano e si vede, può giocare da noi fino a quarant’anni. Anche a Cagliari: se vai male con un mister esperto come Zeman, come puoi sperare che i problemi te li risolva Zola? Lui può fare solo il secondo a Gorgon (battuta!).
Il Parma ha ripreso a giocare, le autorità calcistiche si sono avventurate in un’altra soluzione pasticciata e in un insieme di promesse per convincere chi ad aprire lo stadio, chi a gestire le attività necessarie a giocare e i calciatori parmensi a scendere in campo. Forse, nel giorno in cui si ricorda la parità di diritti fra donna e uomo, ai soloni delle istituzioni calcistiche andrebbe applicato il detestato ius corrigendi. Nella partita di Parma c’è stato impegno sia dei locali che della Dea. Purtroppo sono due squadre scanchignate per cui non si può pretendere spettacolo. Il Parma è destinato a incrementare la fila delle società che, in questo momento tragico per la nostra economia, portano i libri in tribunale.
Ora si dice che con la nuova legge, il Jobs act, aumenteranno i posti di lavoro: non capisco come potrà accadere fino a che manca il lavoro. D’altra parte, con metà mondo in guerra come può muoversi l’economia reale? I cosiddetti Grandi del mondo continuano a riunirsi e fare proclami. Tutte parole, c’è bisogno di fatti! Fatti che non riesce più a realizzare la Roma, contro i clivensi non ha fatto nulla per vincere, scudetto addio e attenti al secondo posto. Perché abbiano ceduto Destro rimarrà un mistero, chi segna ora? Stramaccioni battendo il Toro ha salvato la ghirba, ma anche a Udine che cavolo di spettacolo. Bello il primo tempo fra Napoli e Inter. Buono il gioco delle due squadre, con i partenopei che sono obiettivamente più forti ma con i nerazzurri che rispondono palla su palla. Poche occasioni per parte ma grande corsa, le squadre mostrano di avere…
…allenatori capaci di posizionarle in campo. Poi parte il secondo tempo e la differenza si vede, prima casualmente: Marekiaro di testa gira in rete, Icardi colpisce e la palla esce di pochi centimetri. Poi gli azzurri possono giocare nel modo che preferiscono, difesa e ripartenza e per i bauscia pare finita. Higuain infila un eurogol e buonanotte. Ma i nerazzurri non demordono anche se, contro un Napoli che sente odore di secondo posto, pare non ci sia niente da fare. Palacio riapre l’incontro e ai vesuviani viene il braccino del tennista. La paura è evidente, Mancini passa al 4-2-3-1 con Medel al centro della difesa al posto di Juan Jesus e il dominio dei milanesi diviene evidente e incessante. La supremazia sfocia in un netto rigore su Palacio che Toro Icardi scucchiaia in rete. Un punticino ciascuno è giusto anche se serve pochissimo al Napoli e per l’Inter è solo una dimostrazione di personalità e acquisizione di stima. L’Europa è ancora lontana ma con questa voglia di lottare non impossibile per i nerazzurri. Due o tre inserimenti, uno per reparto e il prossimo anno si può riavere un campionato riabilitato dalla sfida fra Gobbi e Bauscia, perché tutti sappiamo che i campionati di Serie A che piacciono e la gente ricorda sono solo quelli in cui la lotta fra le prime due squadre di Milano e Torino è aspra, polemica e aperta fino all’ultimo.