Il bello del calcio colpisce una brutta Inter. Perdere al minuto 94, al primo tiro in porta della squadra avversaria è l’incubo di ogni tifoso. Tuttavia se i tuoi giocatori non sono riusciti a tirare in porta per novanta minuti, pur avendo avuto il possesso palla al 70%, i problemi sono altri. Contro il Torino l’Inter ha dominato il campo, tenendo palla ad oltranza sulla mediana e cercando di aprire una squadra schierata completamente in difesa e pronta a ripartire in contropiede. I ritmi blandi e le rare verticalizzazioni, sono stati aiuti enormi per i granata, che, nonostante la pressione, non hanno mai rischiato veramente. Così, dopo oltre due mesi con Roberto Mancini, i primi bilanci parlano di una squadra che non riesce trovare la propria dimensione. Che la qualità dei singoli giocatori sia superiore a quella della maggior parte delle squadre contro le quali si sono persi troppi punti, è indiscutibile. Dunque il problema è di squadra: di gioco e psicologico. Effettivamente contro il Torino ha impressionato quanto molli ed inconsistenti siano stati i calciatori neroazzurri. Roberto Mancini era riuscito a dare una sorta di tranquillità ed equilibrio mentale che l’ansioso Mazzarri non riusciva a trasmettere, ma i risultati non sono stati migliori. L’impressione che ha il tifoso seduto sugli spalti del Meazza, è che i propri beniamini stiano giocando senza nessuna voglia e nessuna grinta, come un impiegato che legge la settimana enigmistica perché annoiato del suo lavoro. Le parole del tecnico neroazzurro sono state sincere ed importanti. L’Inter non può offrire prestazioni simili. È un insulto verso la maglia, i tifosi, la società ed i giocatori stessi. Mancini, senza cercare alibi o scuse, ha anche voluto ribadire che “Sono sicuro che arriveremo in Champions, non so come ma lo faremo”. Sebbene appaia strana come dichiarazione, quasi disorientante, in realtà è un segnale importante per tutto l’ambiente. Non si possono ridimensionare gli obiettivi perché si incontrano delle difficoltà (vero Walter?), bisogna puntare sempre in alto se si vuole essere vincenti, accettando anche di fallire, ma sempre pronti a rialzarsi e combattere per vincere. Questo è il modo di combattere che Roberto Mancini sta cercando di insegnare ai suoi calciatori. Dimenticare gli alibi, prendersi le proprie responsabilità e lavorare per raggiungere gli obiettivi più alti possibili. Chi non pensa di poter arrivare in alto, è meglio che si tolga la maglia neroazzurra e non faccia perdere tempo ai tifosi.