Ormai è una guerra di nervi. Silvio Berlusconi lo ha detto chiaramente concludendo la festa nazionale del Pdl a Milano:«Andiamo avanti convinti della fiducia che ci ha dato Fli. Faremo una verifica giorno per giorno e se questa lealtà verrà meno nei fatti non ci metteremo un minuto per tornare al popolo italiano a chiedere di nuovo la sua fiducia. Questo è il nostro sentimento, il nostro auspicio, la nostra speranza».
Giorno per giorno. È la sfida che il Cavaliere lancia a Gianfranco Fini e ai suoi. Per questo, pur potendo, negli ultimi giorni ha evitato attacchi diretti “all’avversario” e ha cercato di marcare le distanze dai giornali vicini al centrodestra che hanno lanciato e condotto l’offensiva della casa di Montecarlo. L’obiettivo sembra quello di non concedere al presidente della Camera la possibilità di vestire i panni della vittima.
Insomma la tregua c’è anche se nessuno sa quanto potrà durare. Di certo non saranno le polemiche sui magistrati a farla vacillare. Che Berlusconi abbia il “pallino” delle toghe rosse è cosa nota. Così come che Fini abbia ormai da tempo vestito i panni del difensore dei giudici.
Ma sui provvedimenti concreti, almeno quelli che più interessano il premier, le distanze si accorciano. E difficilmente i finiani decideranno di votare contro lo “scudo” per il presidente del Consiglio. Quel lodo Alfano costituzionale su cui, anche per il vicepresidente del Csm Michele Vietti, occorre procedere in fretta.
Contemporaneamente, all’interno del Pdl, si osservano le mosse del presidente della Camera e ci si domanda: quanto potrà continuare a vestire i panni istituzionali e quelli di leader di Fli? Quanto potrà durare l’irritualità di una terza carica dello Stato che passa i suoi sabato pomeriggio a telefonare alle convention del suo partito?
L’impressione è che presto Fini potrebbe decidere di lasciare lo scranno più alto di Montecitorio. Lo ha detto chiaramente Roberto Maroni: tre settimane per verificare la fedeltà dei finiani. A fine ottobre, infatti, si capirà di più qual è la reale consistenza del nuovo partito e in che modo il presidente della Camera intende giocare questa partita. Di certo un suo ritorno nell’agone politico da "semplice deputato" potrebbe riaccendere uno scontro che, per ora, sembra essere tornato sotto i livelli di guardia.