Occorre aspettare la Roma contro il Cagliari, ma leggere la classifica fa già il suo effetto. Perché il primo posto della Juventus dà la misura di un inseguimento portato a termine e la sensazione delle cose rimesse a posto. Perché, piaccia o meno, con la squadra bianconera è così. C’è stato il tempo della poesia, con gli applausi alla Roma e l’esaltazione per il Napoli. Da domenica la Juventus dice che è tornato il tempo della prosa, quello della concretezza. E la concretezza è quella di una società che, dopo aver lavorato sul fronte della riorganizzazione societaria, ha messo mano con attenzione al mercato. Ci sono stati errori, poi la marcia è stata sempre decisa e convinta. Prendete la partita di Livorno, affrontata con una difesa azzoppata dalle assenze. Gli uomini chiave sono stati elementi come Pogba a centrocampo (uno che piace da matti alle grandi d’Europa) e la coppia Llorente-Tevez in attacco, vale a dire i due ingressi di primo piano all’ultimo mercato. E’ il segnale di come si trattasse di mosse non avventate e di come gli allarmi di Antonio Conte sul mercato fossero sovradimensionati. Anche perché il tecnico ha continuato a lavorare – bene – di suo. Dopo lo scivolone di Firenze, sono arrivate cinque vittorie consecutive: c’è il rischio concreto che, di questo passo, il campionato si chiuderà ben prima del previsto.
Anche perché le alternative cominciano a mostrare la corda. Per la Roma, si è detto, occorre attendere, ma gli ultimi due pareggi contro Torino e Sassuolo hanno lanciato segnali poco positivi. Nulla, però, in confronto a quanto sta combinando il Napoli. La sconfitta interna contro il Parma (da immaginare il godimento della coppia Cassano-Donadoni entrambi bocciati, per motivi differenti, da De Laurentiis…) è stato altro sale versato sulle ferite azzurre dopo la lezione incassata dai bianconeri a Torino. Squadra che fatica in alcuni elementi chiave (vedi l’involuzione di Hamsik) e ambiente che non capisce ancora come i passi da compiere debbano essere regolari e costanti: la partita di Champions contro il Borussia è stata distrazione eccessiva, pagata con un distacco dalla vetta fattosi profondo nello spazio di due giornate.
Il resto è qualcosa di già visto, come il deficit di crescita della Fiorentina che registra a Udine una sconfitta più ampia del risultato di misura. Oppure come la crisi profonda del Milan, oggi a più 4 dal terzultimo posto. Imbarazzante anche la prova contro il Genoa, come imbarazzante è stata la prestazione di Balotelli, al di là del rigore sbagliato: le prove in rossonero in questo momento sono in feroce contrasto con quelle proposte con l’Italia, e dovrebbero sollevare più di un interrogativo. Come dovrebbero sollevarlo le guerre di posizione in seno alla società che, inevitabilmente, si riverberano sulla squadra. Si risveglia il Chievo, cui fa bene il ritorno di Corini in panchina: il Verona cade in casa dopo sei vittorie consecutive. Sfortunato Mihajlovic, al debutto sulla panchina della Sampdoria: la vittoria sfuma all’ultimo secondo ma la prestazione c’è, soprattutto con un secondo tempo affrontato in dieci per la dabbenaggine di Krsticic. E occhio al Sassuolo che, superato lo scoglio dell’impatto iniziale, sta mettendo in evidenza i giovani più interessanti del torneo. A dimostrazione che, a volte, rischiare è utile.