Il terremoto arriverà. I tempi e i modi sono ancora ignoti, ma arriverà. Nella maggioranza è quasi una certezza: la vicenda Ruby è solo la punta dell’iceberg, presto ci sarà dell’altro. E a quel punto la posizione del Presidente del Consiglio potrebbe diventare insostenibile. Le ipotesi che circolano nei palazzi sono le più svariate.
Si comincia con la criminalità organizzata. Nel suo ultimo videomessaggio Silvio Berlusconi ha più volte ripetuto le parole “mafia” e “camorra”. Lo ha fatto sottolineando che la sua abitazione di Arcore è stata continuamente sottoposta a “monitoraggio” dal gennaio 2010 utilizzando “tecniche sofisticate come se dovessero fare una retata contro la mafia o contro la camorra”. E poi ancora: la ragazze sono state “trattate come criminali in una pericolosa operazione antimafia”. C’è chi giura che i riferimenti siano tutt’altro che casuali.
Dopotutto, si sottolinea, Ilda Boccassini e Antonio Sangermano, due dei magistrati che si occupano del Ruby-gate, operano per la Direzione distrettuale antimafia. E anche se “Ilda la rossa” ha ottenuto l’affidamento dell’inchiesta dopo che Sangermano, titolare del fascicolo, è passato alla Dda, nel centrodestra si è fatta strada l’idea che il vero filone su cui si lavora per incastrare il Cavaliere sia quello della criminalità organizzata. Dopotutto la telefonata in Questura su cui si fonda l’accusa di concussione risale al 28 maggio. Perché allora la villa di Arcore era già controllata da 5 mesi?
Domande che inquietano e non poco la maggioranza. Così come inquieta il fatto che, nonostante un dispiegamento di forze imponente (il premier nel suo videomessaggio ha parlato di 150 agenti di polizia, ma sarebbero di più) nessuno abbia saputo niente fino ad oggi.
Insomma l’impressione è che la tempesta sia solo all’inizio. C’è poi il capitolo delle telefonate di Berlusconi. Nelle carte rese pubbliche fino ad oggi non ci sono, anche perché i magistrati, per utilizzarle, hanno bisogno dell’autorizzazione. Ma è indubbio che esistono e il loro contenuto potrebbe essere dirompente. Potrebbero esserci delle ammissioni da parte del premier o, peggio ancora, potrebbero esserci estremi per individuare altri reati.
Il futuro quindi, visto dal Palazzo, è tutt’altro che roseo. Ma il presidente del Consiglio non ha alcuna intenzione di mollare la presa. Non si dimetterà, anche perché significherebbe darla vinta ai magistrati che lo "braccano" da 17 anni, e proverà ad andare avanti con l’azione di governo. Il voto di mercoledì sulla relazione sulla Giustizia è stata una boccata d’aria fresca. Sia perché il tema era particolarmente delicato, sia perché alla Camera il centrodestra ha vinto con 20 voti di scarto. Segnale che anche in assenza di accordi stabili con il Terzo Polo si può proseguire. Il gruppo dei "responsabili", nato con qualche difficoltà (alla fine i deputati sono 21 ma solo grazie all’arrivo di due ex Pdl), contribuirà a riequilibrare i rapporti di forza in alcune commissioni e potrebbe fare da polo di attrazione qualora l’esecutivo riuscisse a proseguire il cammino della legislatura.
Il punto di non ritorno dovrebbe essere il 26 gennaio, data entro cui la bicamerale sul federalismo dovrà dare il proprio parere sul decreto attuativo sul fisco municipale. La Lega è stata chiara: se il provvedimento non passa si va al voto. E il premier, parlando con i suoi, anche. Se il centrosinistra non collabora si assumerà sia la responsabilità di aprire una crisi al buio sia quella di bocciare una delle riforme fondamentali per il futuro del Paese. In ogni caso, è il suo ragionamento, non c’è nulla da temere anche perché nel campo opposto non c’è un’alternativa credibile. Men che meno nel Terzo Polo che, dopo l’esplosione del Ruby-gate, è tornato a chiedere le dimissioni del Cavaliere dimostrando che il vero obiettivo di Fini e Casini resta quello di liberarsi del premier per poi ereditarne i consensi elettorali.
L’idea di fondo è che la Chiesa, pur "turbata" dalle notizie uscite sui giornali, continuerà a chiedere ai centristi di non far precipitare il Paese nel caos delle elezioni anticipate. In realtà c’è anche chi pensa che il "ritorno al passato" di Fli e Udc sia legato alle vicende giudiziarie. Da tempo si vocifera di un legame privilegiato tra magistrati e presidenza della Camera. Che Fini sappia già cosa accadrà da qui ai prossimi mesi?