Mentre Gianni Pittella, europarlamentare del Pd, minaccia la neo-incaricata Theresa May, invitandola ad attivare subito l’articolo 50 del trattato di Lisbona per permettere l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, proprio dal Regno Unito arrivano anche delle notizie serie. Già, perché come avrete potuto notare da soli, dopo la vittoria del Brexit non sono comparse le cavallette Oltremanica. La Borsa non è crollata, la sterlina si sta riprendendo, gli autobus funzionano e in meno di un mese c’è già un nuovo governo in piena attività. C’è vita oltre l’Ue, prendiamo atto. C’è talmente vita che, sorprendendo tutti, ieri il governatore della Bank of England, Mark Carney, ha lasciato invariati i tassi al minimo storico dello 0,50%. L’aspettativa dell’80% degli economisti era stata, infatti, per la prima riduzione dei tassi d’interesse da oltre sette anni, arrivando allo 0,25%. L’ultimo taglio dei tassi era stato infatti nel marzo 2009, all’apice della crisi finanziaria e fino al referendum sul Brexit la rotta prevista era di un graduale rialzo prima della fine dell’anno o nella primavera del 2017. Ha invece prevalso la cautela, sintomo che la vittoria del Leave è un evento più che gestibile, al netto del terrorismo dei vari Pittella di questo mondo.
Il Monetary Policy Committee ha votato 8 a 1 per lasciare invariati i tassi, concordando con Carney che, anche se l’economia britannica ha bisogno di essere sostenuta nella fase di uscita dall’Unione europea dopo il referendum, è meglio attendere dati certi e aspettare agosto per intervenire. Si tratta infatti solo di un rinvio: l’Mpc ha indicato chiaramente l’intenzione di rivedere i tassi al ribasso alla prossima riunione, quando le condizioni post-Brexit si saranno assestate. «La maggior parte dei membri del comitato – afferma il comunicato della BoE – prevede che la politica monetaria sarà allentata il mese prossimo. Il comitato ha discusso varie opzioni. L’esatta dimensione di misure di stimolo aggiuntive sarà basata sulle previsioni aggiornate e la loro composizione dipenderà dalle interazioni con il sistema finanziario». L’aspettativa è anche di un ulteriore intervento a sostegno dell’economia della BoE, che alla prossima riunione in agosto si prevede faccia ripartire il programma di Quantitative easing, sospeso dal novembre 2012. Insomma, c’è tempo per riflettere, se si è fuori dall’euro.
Ne si ha meno se si deve fare i conti con la Bce e le sue alchimie, visto che si è registrato il primo collocamento di un titolo tedesco a 10 anni a tasso negativo. Nel dettaglio, il rendimento del Bund in asta è stato fissato a -0,05%, una novità assoluta per il mercato primario (quello aperto solo agli investitori istituzionali), ma va detto che sul mercato secondario (quello aperto a tutti e quindi più liquido del primario),?i Bund già da diverse settimane hanno sforato al ribasso il tasso zero toccando addirittura pochi giorni fa quota -0,21%, minimo di tutti i tempi. Avanti di questo passo, non si sa cosa comprerà la Bce nel suo programma di monetizzazione del debito. Eppure Wall Street è ai massimi record, quindi qualcosa che sostiene la finanza c’è. Ma cosa?
Tranquilli, i rialzi di ieri non erano dovuti all’aspettativa di taglio dei tassi a Londra, ma ad altro, un qualcosa di cui vi ho parlato un paio di giorni fa: il Giappone, in autunno, darà vita all’helicopter money e si suiciderà del tutto, dando però tempo all’America di scaricare immondizia in mezzo mondo, sfruttando il rally da qui a fine anno e preparandosi così alla nuova recessione che è già dietro l’angolo. Proprio ieri, infatti, Bloomberg ha offerto maggiori dettagli sull’incontro tra l’ex governatore della Fed e ora adviser di Citadel, Ben Bernanke (per capirci, Citadel è di fatto il broker della Fed, quello che compra titoli a suo nome quando c’è da sostenere i mercati attraverso lo Special Team), e il principale consulente del primo ministro Shinzo Abe, Etsuro Honda, tenutosi lo scorso aprile a Washington e durante il quale si sarebbe parlato appunto di perpetual bonds.
Il meeting, durato un’ora, avrebbe visto Bernanke mettere in guardia la controparte nipponica sul rischio che il Giappone potrebbe ripiombare in deflazione in qualsiasi momento e confermargli che soltanto l’helicopter money potrebbe combattere efficacemente questo rischio. All’epoca, Honda fece notare come il suo Paese stesse già, di fatto, operando in modo tale da contemplare l’helicopter money e disse a Bernanke che avrebbe voluto convincere il primo ministro Abe: l’ex capo della Fed disse subito di sì. Casualmente, lunedì Bernanke ha pranzato a Tokyo con il capo della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda e il giorno dopo a incontrato Shinzo Abe e alcuni alti funzionari, tra cui l’economista Koichi Hamada, molto apprezzato e ascoltato dal premier. Il quale, forte del risultato elettorale ottenuto lo scorso fine settimana, ora ha di fatto mani libere per operare in ambito economico.
Ecco cosa ha confermato Honda a Bloomberg: «Ho detto ad Abe che ora è arrivato il momento in cui il Giappone deve ampliare il suo fiscal spending e, allo stesso tempo, aumentare di molto l’allentamento monetario già in atto. Gli ho detto che è necessario rinforzare gli effetti dell’Abenomics attraverso questa strategia». Non è un caso che, nonostante nulla di ufficiale sia stato confermato in tal senso, l’azionario giapponese abbia conosciuto quattro sedute di rialzi consecutivi e lo yen si sia fortemente svalutato, arrivando a quota 106 sul dollaro, dopo essere salito di circa 600 pips nei quattro giorni precedenti. Insomma, lasciate perdere la Brexit e, almeno per ora, anche la Bce e le sue alchimie per ampliare la platea di securities eligibili all’acquisto: gli occhi di chi investe sono fissi soltanto su una città, Tokyo. Il destino del mercato è lì, tanto che nessuno sembra più interessarsi nemmeno alle mosse della Fed sui tassi di interesse: sarà Kuroda a salvare il mondo almeno per un altro po’, tutti quanti stanno scommettendoci sopra.
E il fatto che l’artefice dietro le quinte di questo azzardo monetario senza precedenti sia Ben Bernanke, ovvero l’inventore prima di Operation Twist e poi del Qe perenne, la dice lunga su cosa dobbiamo e possiamo aspettarci. Di fatto, Janet Yellen è stata esautorata dai big players del mercato e la Bank of Japan opererà per un po’ come proxydella Fed nel tentativo di non far schiantare il mercato in bolla: siamo di fronte a un qualcosa di senza precedenti, un atto destinato a finire nei libri di storia (quantomeno economica).
Tutto a posto, quindi? Non del tutto, perché in Giappone qualcuno con la testa sulle spalle è rimasto, grazie a Dio. Alcuni funzionari di governo e della Banca centrale, citati sotto anonimato dalla Reuters, hanno infatti detto che «non c’è alcuna possibilità che si attivi l’helicopter money». E perché? «Perché è proibito dalla legge sottoscrivere direttamente il debito governativo». Quindi, il Parlamento dovrebbe cambiare la legge. E se lo facesse, sarebbe davvero il varco del Rubicone fiscale, visto che parliamo di un Paese dove si stampa talmente tanto denaro che la BoJ compra ogni mese più bonds governativi di quelli che sono venduti sul mercato. Un altro funzionario la mette così: «È un’illusione pensare che una nazione possa spendere quanto denaro vuole, senza doverlo poi ripagare». Ma a Bernanke e ai suoi datori di lavoro a Wall Street le illusioni piacciono, ci hanno costruito fortune miliardarie sulla vendita di illusioni, a partire dai subprime.
Ed è proprio il già citato Koichi Hamada, l’economista che ha incontrato martedì Bernanke insieme ad Ave, a mettere alcuni paletti molto chiari: «Dar vita a un passo simile manderebbe un messaggio grave alla comunità internazionale riguardo la nostra gestione fiscale. Dobbiamo pensare con attenzione a come reagirebbero i mercati, se anche soltanto segnalassimo un’opzione simile». Peccato che i mercati, gli stessi che vedono Wall Street sfondare un record al giorno, quell’opzione la stiano già prezzando nei trades. Per Hamada, inoltre, «c’è un grosso rischio che l’espansione fiscale vada fuori controllo, se la Bank of Japan cominciasse a sottoscrivere il debito governativo». Ed esiste un precedente al riguardo, ovvero quando negli anni Trenta, il ministro delle Finanze, Korekiyo Takahashi, lanciò un’enorme azione di stimolo che servì a far sfuggire il Giappone dalla Grande Depressione, ma che poi aprì le porte a una spesa militare aggressiva che causò iper-inflazione.
Ah, dimenticavo, Korekiyo Takahashi fu ucciso nel 1936 da alcuni ufficiali ribelli. Ve lo dico ora, quando ancora nessun giornale o tg ne parla: da qui all’autunno, le uniche decisioni che contano davvero per i mercati, saranno prese a Tokyo su input statunitense. Tutto il resto, è contorno. Compreso il meeting della Fed a Jackson Hole.