Il piano di rilancio di Alfa Romeo non sembra andare secondo i piani originari. Ieri l’autorevole “automotive news” ha fatto il punto sulle date di lancio dei nuovi modelli della casa del biscione sostenendo che il lancio della Giulia Quadrifoglio, presentata a giugno in pompa magna, verrà posticipato dalla fine del 2015 alla metà del 2016, mentre gli altri modelli della famiglia Giulia da marzo 2016 alla fine del 2016 e infine che il nuovo SUV non arriverà prima dell’inizio del 2017 contro i piani originari di primavera 2016.
I rumour pubblicati da automotive news sono sostanzialmente coerenti con alcune dichiarazioni rilasciate dal responsabile del marchio Harald Wester all’inizio della settimana sul Corriere della Sera: in un trafiletto nelle pagine finali, Harald Wester diceva che la gamma “Giulia” verrà presentata solamente a marzo al salone dell’auto di Ginevra. Automotive news ha avanzato anche un’ipotesi per la nuova tabella di marcia sostenendo che Alfa sta ancora lavorando per mettere a punto alcune caratteristiche relative alla sicurezza. L’ovvia conseguenza di questo ritardo è che i target di vendita contenuti nel piano industriale (400 mila Alfa vendute entro il 2018) è diventato particolarmente “sfidante”.
Il posticipo di almeno sei mesi del lancio dei nuovi modelli Alfa non è ovviamente una buona notizia, ma le implicazioni per il gruppo FCA trascendono in un certo senso i problemi del singolo o dei singoli modelli. Il rilancio di Alfa Romeo è un punto fondamentale della nuova strategia del gruppo di rifocalizzazione nell’alto di gamma in cui le condizioni competitive e i margini sono profondamente differenti rispetto a quelli dei segmenti più economici. I risultati di Bmw, Audi e Mercedes testimoniano queste differenze in modo evidente.
La presentazione della Giulia a giugno aveva di gran lunga ecceduto le normali presentazioni dei nuovi modelli ed era stata vista come lo sbarco in grande stile di FCA in un segmento dominato dai tedeschi e l’avvio di una nuova strategia. Non si trattava di lanciare un singolo modello, ma di sfidare il settore di riferimento con una gamma che sarebbe stata all’altezza della concorrenza e che partiva da una vettura con prestazioni al top del settore. A cinque mesi dalla presentazione, FCA non ha però ancora venduto un singolo nuovo modello e probabilmente non lo farà per tutto il primo semestre 2016. Un periodo temporale così esteso è quanto meno anomalo.
Al momento per descrivere la situazione si possono citare le dichiarazioni dell’ad di Audi rilasciate al salone dell’auto di Francoforte a settembre: “Chi è Alfa Romeo?”. Dal punto di vista di Audi, Mercedes e Bmw, Alfa Romeo oggi non è molto di più di quello che era due anni fa. Le potenzialità del marchio Alfa sono teoricamente sempre interessanti ma praticamente irrealizzate. I problemi di Alfa rimettono al centro di ogni riflessione su FCA le performance industriali e il successo commerciale dopo molti mesi in cui ci si è concentrati sui rumour di fusione e poi sullo spin-off di Ferrari.
Per lo spin-off di Ferrari si dovrà aspettare altri due mesi, ma dopo la quotazione buona parte della suspense è finita. Il termine rumour per descrivere una possibile fusione del gruppo FCA è probabilmente fuorviante sia perché il Ceo e il presidente hanno più volte sostenuto la necessità di un ulteriore salto dimensionale, sia perché, più concretamente, all’ad di General Motors è arrivata una lettera firmata Marchionne in cui si illustravano i benefici di una fusione. Oltre a General Motors, che sappiamo per certa essere stata coinvolta, era stato fatto più volte il nome di Volkswagen, che però oggi ha sicuramente altre priorità.
FCA ha di fronte oggi uno scenario in cui progetti di fusione o salto dimensionale sono probabilmente irrealizzabili nel breve-medio periodo e in cui deve competere così com’è vendendo macchine che siano almeno belle come quelle della concorrenza. È anche per questo che i problemi di Alfa Romeo sono importanti, perché interessano il futuro di medio periodo del gruppo e dei suoi azionisti. Fare uno spin-off è insomma più facile che convincere un cliente Bmw a cambiare macchina, soprattutto se la nuova macchina non c’è.