Le dichiarazioni di Sergio Marchionne sulla politica dei prezzi di Volkswagen in Europa hanno già destato abbastanza clamore settimana scorsa, se non altro perchè certe critiche a pratiche perfettamente lecite e “concorrenziali” da parte di un rivale sono suonate davvero strane dal pulpito da cui sono arrivate. L’amministratore delegato di Fiat settimana scorsa si lasciava infatti andare a dichiarazioni decisamente poco diplomatiche nei confronti del concorrente tedesco e della sua politica di sconti che “è un bagno di sangue sui prezzi e sui margini”. Per Marchionne la Commissione europea “dovrebbe coordinare una razionalizzazione del settore”, mentre nè Francia, nè Germania, colpevolmente secondo Marchionne, hanno ridotto la capacità produttiva.
La questione è nota da tempo: la capacità produttiva del settore auto in Europa è sproporzionata rispetto alla domanda attuale e a quella che ragionevolmente ci sarà nel medio periodo. Il problema è che se i francesi, in particolare con Peugeot, stanno soffrendo, Volkswagen continua a inanellare performance eccezionali e, vuoi per i modelli, vuoi per l’efficienza raggiunta, può permettersi di guadagnare quote di mercato offrendo sconti a danno di chi è rimasto indietro.
È perfettamente comprensibile che non sia piacevole subire, ma è veramente difficile intravedere qualsiasi tipo di scorrettezza, mentre si può solo riconoscere che i tedeschi stanno raccogliendo quanto hanno seminato e che Fiat difficilmente potrà ribaltare la situazione. Invocare l’intervento della Commissione europea per coordinare una riduzione della capacità distribuita tra i Paesi membri è senza senso, oltre che del tutto scorretto, quando si parla di aziende diverse che subiscono in proprio le conseguenze di eventuali scelte sbagliate o incassano i frutti di quelle giuste.
Ieri, invece, Marchionne ha ribadito un paio di concetti caso mai il mercato se ne fosse dimenticato. In particolare, ha dichiarato che il secondo trimestre per Fiat è stato buono grazie ai risultati di Chrysler, che nel 2013 ci saranno nuovi modelli importanti per Chrysler e che sempre Chrysler si quoterà l’anno prossimo. Il mercato europeo e la capacità produttiva installata nel continente, nel caso di Fiat principalmente in Italia, rimangono invece un problema che si risolve sostanzialmente chiudendo capacità.
Giusto per capire l’aria che tira, ieri l’area Emea (Europe, Middle-East, Africa) nella presentazione al mercato veniva dopo rispettivamente l’area Nafta (Nord America), Latam (Latin America) e persino Apac (Asia Pacific). Quale sia il focus del gruppo Fiat oggi quindi non pare essere in discussione e coincide con il mercato nordamericano in generale e in particolare con Chrysler su cui è ragionevole attendersi un’accelerazione dell’aumento della quota di Fiat dal 58,5% attuale.
In questo contesto, col colosso Volkswagen che può permettersi di mantenere i volumi con gli sconti e i francesi che non sembrano inclini a chiudere impianti, il problema ritorna sul mantenimento della capacità produttiva in Italia in un mercato europeo e italiano che rimane estremamente debole. Ieri Il Corriere della Sera ha rilanciato i rumours su un possibile interesse della stessa Volkswagen per Alfa Romeo e in particolare sul fatto che insieme al brand sarebbe stata disposta a rilevare un impianto in Italia. Sulla vicenda si può fare qualche puntualizzazione.
La prima è che oltre ogni evidenza il progetto di rilancio di Alfa Romeo rimane attualmente in naftalina data l’assenza di nuovi modelli. La seconda è che nella testa di Marchionne, e secondo le sue dichiarazioni, il marchio Alfa Romeo potrebbe essere importante per il mercato nordamericano e che è difficile ipotizzare che le macchine vengano prodotte in Italia per essere vendute negli Stati Uniti, tanto più dopo le lamentele sull’ambiente produttivo italiano. L’ultima è che la strategia di Volkswagen per prendere Alfa Romeo sembra abbastanza lineare a partire dalla delegazione che due anni fa si recava nella sede della regione Lombardia per manifestare, oltre all’interesse all’acquisto, anche la volontà di effettuare un investimento industriale.
Il fatto che Volkswagen si stia rifacendo avanti in queste settimane potrebbe non essere casuale. Se Fiat volesse accelerare il processo di acquisto del 100% di Chrysler dovrebbe mettere sul piatto nel breve termine una cifra prossima ai due miliardi e mezzo di euro che potrebbe ricavare proprio dalla cessione di Alfa e che Volkswagen non farebbe particolare fatica a pagare anche nel contesto attuale. In questo senso far trapelare l’interesse a farsi carico insieme al brand anche di uno stabilimento in Italia sarebbe perfettamente funzionale alla strategia dei tedeschi che cercherebbero alleati proprio nel “sistema Italia” contro una Fiat ormai americana che scalpita per liberarsi del peso italiano.
Rispetto alle ultime battaglie europee su spread e rigore fiscale sembra si stia prospettando un ribaltamento delle parti con l’Italia alleata della Germania “contro” la Fiat americana.