Nonostante le autorità europee e i governi membri non riescano ad accordarsi su bazzecole come l’ampliamento dell’Efsf o la dimensione dei tagli obbligazionari sul debito greco prima del vertice Ue di domenica prossima (fallito il supervertice di mercoledì tra Sarkozy-Merkel-Lagarde-Draghi-Trichet a Francoforte, mancavano solo Capitan America e l’Incredibile Hulk, ma alla fine il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, ha ordinato ai leader europei di «trovare un compromesso»), la montagna di Bruxelles ha partorito lo scarafaggio (il topolino è di stazza troppo grossa e natura troppo nobile). Accordo raggiunto nell’Unione europea per la stretta sulle vendite allo scoperto di credit default swap sul debito emesso dai governi, annunciava trionfalmente un portavoce della Commissione europea al termine dell’incontro tra Parlamento Ue e singoli paesi, sottolineando che in base all’accordo, saranno posti limiti al trading dei cds. Quali? Boh, di certo c’è solo che i trading desk hanno già dieci-dodici modi per aggirarli. Morale di questa scelta, in parole povere, cui va ad affiancarsi il divieto pressoché fisso di vendita alla scoperto sul mercato azionario? La conferma che d’ora in poi non ci saranno più default ma ristrutturazioni senza credit event e il fatto che i cds li venderanno direttamente la Bce o l’Efsf stesso. Punto, il gran parlare di modifiche ai Trattati e all’architettura europea sono finalizzati a questo: uccidere il libero mercato e centralizzare tutto in mano a burocrati e tecnocrati non eletti.
Perché dico questo? Permettetemi un passo indietro, tanto per descrivervi il mio modo di pensare riguardo l’intera crisi che stiamo vivendo e poi scendere nel particolare, anche con riferimento all’intervista al caporedattore de Il Sole 24 Ore, Antonio Quaglio, pubblicata ieri da ilsussidiario.net. Assunto base: quasi tutte le nazioni europee hanno speso troppo, preso a prestito troppo e promesso troppo ai loro connazionali. Questa condizione ha portato il mercato a chiedersi se e in che modo le stesse nazioni avrebbero ripagato il loro debito, atto che a sua volta ha portato all’allargamento degli spread. Più gli spread crescevano e i deficit aumentavano, più gli investitori si preoccupavano riguardo la loro abilità e capacità di far roll over sul debito. Conseguenza, ulteriore ampliamento dello spread e impazzimento dell’attività sui cds, con gli investitori – banche in testa – intenti a fare hedging sulle loro posizioni e gli speculatori decisi a trarre profitto da ulteriore debolezza. Le condizioni economiche generali sono peggiorate, il debito cresce in maniera più rapida di quanto previsto e anche i deficit di conto corrente crescono: far un roll over del debito nel public market diventa molto difficile, se non impossibile. I cds vengono trattati up-front e la curva dei rendimenti inverte, visto che i bond vengono trattati più sul prezzo che sul rendimento e gli investitori puntano sulla potenziale ripresa. Questa è la realtà dei fatti, almeno a mio modo di vedere.
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Cosa accade invece ora? La distruzione del mercato dei cds sovrani, ennesimo rigurgito di populismo finalizzato a quanto detto prima, eliminare la fattispecie stessa del default (sperando di far esplodere “a salve” la bolla del terrificante nozionale outstanding di questi strumenti derivati) e trasformare Bce o Efsf in venditori di protezione, metà hedge fund sottocapitalizzato, metà broker-sim. Ma se anche i cds sovrani stanno restringendo il gap, gli yields obbligazionari non stanno rispondendo alla chiamata e la contrazione degli spreads sui bond è dovuta soltanto al fatto che i Bund tedeschi sono andati, come si suol dire, “in cascina” (basti vedere l’asta flop di ieri). Distruggere il mercato dei cds sovrani non risolve nessun problema, semplicemente perché non sono il driver del problema alla radice. Gli investitori smettono di far roll su vecchio debito a breve in favore di nuovo debito quando vedono un problema all’orizzonte e per evitare perdite, limitano il rischio.
Giunti a un determinato rendimento, nuovi investitori con maggior appetito per il rischio entreranno in gioco, ma soltanto qualcuno con molti soldi da rischiare o poco sale in zucca potrebbe scambiare vecchio debito con nuovo, a livelli più contratti. Invece che lasciare che il mercato se la sbrighi da solo, l’Ue cosa ha pensato di fare? Cambiare funzione all’Efsf, il quale a occhio e croce pare creato per prendersi rischi che nessun investitore razionale prenderebbe (con soldi pubblici dei contribuenti europei, però, non con quelli del mercato e del rischio d’investimento). Invece di risolvere un problema, ne abbiamo creato uno nuovo! Paradossalmente, l’Ue dovrebbe includere l’Efsf nel suo bando sui naked cds! O, anzi, vietare del tutto i cds sull’EFSF! Se poi il problema al nocciolo della crisi erano i rolls, i rifinanziamenti, perché la Bce ha speso così tanti soldi sul mercato secondario, invece di facilitare nuove emissioni? Forse perché è più carino comprare bonds a prezzo inflazionato sul mercato secondario, così che gli investitori possano acquistare nuove emissioni a buon mercato? Perché quindi, operare sui cds sovrani con tanta urgenza? Forse perché i nodi stanno venendo al pettine e alla farsa dei tagli obbligazionari del 21%, come concordato lo scorso luglio in sede Ue di secondo salvataggio greco, non crede più nessuno e si ragiona, oramai, di haircuts tra il 50% e il 60%, capaci cioè di dar vita a un credit event e quindi attivare le clausole del cds sul debito ellenico?
A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca quasi sempre, soprattutto se si tratta di Unione europea. Ma come potevano pensare che il 21% rappresentasse una svalutazione credibile, visto che la Grecia non ne trarrebbe alcun beneficio (vedere il mio articolo di martedì scorso) e le banche non incorrerebbero pressoché in nessuna perdita sui bilanci? Chi pensa che con il bando sui cds sovrani si sia ucciso il diavolo – o il mostro del videogame, tanto caro al ministro Tremonti – rischia di svegliarsi dal breve sogno con una brutta sorpresa: per il mercato reale, quella scelta incide poco o niente. In compenso, incide pesantemente su scelte politiche di nuova governance che Francia e Germania stanno prendendo insieme all’insaputa di tutti gli altri membri, di concerto con la Bce. Nessun hedge fund è short netto sulla Grecia via cds a questi prezzi, state tranquilli, o voi valenti regolatori e censori dell’Unione sovietica europea.
I quali, tanto per farci capire quale Ue ci aspetta sotto il direttorio Merkel-Sarkozy-Draghi, starebbero valutando, come Commissione europea, la possibilità di vietare alle agenzie di rating la pubblicazione dei loro giudizi nei confronti dei paesi dell’Unione in difficoltà. Lo riferiva il Financial Times Deutschland, secondo il quale il commissario al Mercato interno, Michel Barnier, avrebbe messo a punto una bozza di proposta – di cui il Ftd avrebbe ottenuto una copia – che attribuisce alla European Securities and Markets Authority la facoltà di «vietare temporaneamente alle agenzie di rating di pubblicare le loro analisi sulla solvibilità degli Stati europei». Capito, quando un medico diagnostica un brutto male, non si corre ai ripari curandosi oppure chiedendo il parere di un atro specialista (ovvero creando, come dico da mesi e mesi, un’agenzia di rating europea indipendente sul modello della Dagong cinese), ma non gli si permette di emettere il proprio verdetto. Quale effetto abbia avuto il downgrade di S&P’s del rating Usa è sotto gli occhi di tutti: mondo corporate nemmeno sfiorato e titoli di Stato richiesti come non mai a rendimenti zero e prezzi alti. Quindi, perché arrivare alla censura?
Che brutta aria tira dalle parti di Bruxelles e Francoforte per arrivare a decisioni inutili, liberticide e controproducenti come queste, evitando in questo modo di prendere provvedimenti dolorosi ma necessari e gettando fumo negli occhi ai cittadini? Quanto è vicino il caos totale, a fronte dell’incapacità conclamata di questa classe di politici e regolatori mondiali? Mi spiace dirlo, ma è vicino, vicinissimo. Dio ci scampi da un lunedì 24 ottobre senza un accordo serio a livello Ue…