Per qualcuno è un tentativo per alzare l’asticella e portare a casa qualche provvedimento più favorevole alle imprese. Magari a partire dalla delega fiscale attualmente in discussione in Parlamento. Per altri si tratta di frasi “semplicemente incomprensibili” soprattutto perché in sintonia con l’ala più intransigente del sindacato rappresentata dalla Cgil di Susanna Camusso. Fatto sta che con la sua uscita shock di sabato il numero uno di Confindustria Giorgio Squinzi è riuscito nell’impresa di rimanere quasi completamente isolato.
Il premier Mario Monti lo ha pubblicamente accusato di contribuire all’innalzamento dello spread. E sono poche le voci che si sono sollevate in sua difesa. Con Squinzi Idv e Lega. Contro praticamente tutti gli altri, compresa gran parte della Confindustria. Anche se qualcuno ha comunque provato a smorzare i toni della polemica parlando di un “fraintendimento”.
Silenti i principali leader politici. E non è un caso. La fase è delicata. Pd, Pdl e Udc si giocano praticamente tutto e non possono permettersi errori. L’impressione è che dopo l’accelerazione di Bersani e Casini sull’ipotesi di una grande coalizione che sostenga Monti anche dopo il 2013, pure Alfano si sia fatto tentare dall’idea. E quindi a questo punto la domanda è: la nuova maggioranza di unità nazionale nascerà sull’asse Pdl-Udc o Pd-Udc?
Così se una settimana fa l’intesa tra i due Pier (Pier Luigi e Pier Ferdinando) sembrava indistruttibile, oggi lo è un po’ meno. E il merito è soprattutto del decreto sulla revisione della spesa pubblica. Bersani, fin da subito, si è posto su una linea di critica al governo in particolare sui tagli a Sanità ed enti locali. Una sorta di “riflesso pavloviano” visto che dai territori vicini alla sinistra sono arrivati gli attacchi più duri al provvedimento.
Di tutt’altro tipo le reazioni di Pdl e Udc. Entrambi si sono schierati con l’esecutivo, con il partito di Alfano che da giorni chiede ancora più coraggio per combattere gli sprechi. Potrà sembrare un paradosso, ma le sconfitte elettorali delle ultime amministrative hanno un po’ “liberato” le mani del Pdl che, a differenza di quanto accadde in occasione delle liberalizzazioni quando dovette sostenere le battaglie di categorie storicamente vicine al centrodestra, ora può permettersi anche una certa impopolarità.
E poi ci sono i sondaggi che evidenziano l’insofferenza dei cittadini nei confronti delle inefficienze della Pubblica Amministrazione. Di conseguenza chi in questo momento le combatte o dà l’idea di farlo, ne guadagna in termini di consensi.
Stando così le cose non ha senso scendere in campo in difesa di Squinzi. Meglio sostenere l’esecutivo sperando che questo atteggiamento possa essere capitalizzato durante la discussione parlamentare per ottenere miglioramenti. E poi è giusto non indebolire Monti soprattutto se si vuole che vesta i panni del premier anche dopo il 2013. Il tempo dirà se la strategia di questi giorni porterà frutti. Oggi intanto Squinzi è atteso ad un convegno a Lucca, potrebbe essere l’occasione per correggere un po’ il tiro.