C’è una certezza: il sangue. E un’altra: la paura. L’immenso camion bianco si è mosso a gran velocità alle 22 e 30 di ieri, ha puntato sulla folla che sciamava sulla Promenade des Anglais a Nizza. Si era appena dissolta la luce allegra dell’ultimo fuoco d’artificio per le celebrazioni della festa nazionale francese. Attentato, certo — dice il buon senso. Il buon senso ormai ha imparato a individuare nelle sciagure la volontà assassina. E qui siamo al terrorismo allo stato puro, nella sua quintessenza.
C’è il segno inesorabile della farneticazione dei guerrieri del califfo, che non sanno che farsene della vita degli altri, se non spazzarla via, come un bottino da far valere davanti a un Dio che non esiste, non c’è un Dio così, non può che essere un ologramma spaventoso del Diavolo.
Investire la folla pacifica e perciò colpevole, nel bel mezzo di una festa pagana, patriottica, di una nazione nemica è puro orrore. E se l’orrore si può perpetrare, proprio per questo si deve fare, e l’hanno fatto. Così ragionano i teorici e gli esecutori di questa guerra santa, anzi demoniaca. Il primo conteggio dice: 73 morti.
Tutto questo accade mentre l’Europa si sta accasciando su se stessa, incapace di fare memoria non dico del suo battesimo cristiano, ma di quella fraternità che pur la Rivoluzione francese, attingendola dal Vangelo ha proclamato, e si festeggiava proprio nel momento in cui il Tir bianco piombava sulla folla.
Seguo il succedersi degli eventi e della conta dei morti (30, poi 50, 60, e poi 73: non finisce mai) sul sito Facebook e twitter di Nice-Matin, il quotidiano locale. E c’è una notiziola che colpisce, tra quelle luttuose, e accende un’idea di che cosa sia l’uomo. “I tassisti di Nizza stanno evacuando la folla gratuitamente, portando la gente lontano dal luogo dell’attacco”. Li vedo questi tassisti. Portano le famigliole fuori dal cerchio supposto del pericolo, e ci si reimmergono, con coraggio, per un bene più grande, obbedendo a qualcosa di diverso dall’odio che arde nonostante tutti i relativismi del mondo, tutti i rancori e la noia, in fondo al nostro cuore.
Non è ammesso oggi pronunciare la parola vendetta, non ha nessun senso. Ma capacità di piegarsi sui feriti, e rendere impossibile l’azione e il reclutamento a questi seguaci del Diavolo, ripetendo e sperando come Gesù: non sanno quello che fanno. Come il buon samaritano dobbiamo curare i feriti dai briganti, versare olio e vino sulle ferite di chi è stato colpito dai malfattori. Ma alle autorità degli Stati tocca oggi non solo curare i feriti, ma impedire che gli assassini facciano nuove vittime. E’ misericordia anche questa: prevenire, combattere, annientare le furie omicide in nome di un Dio che non esiste. I capi delle nazioni sappiano adesso rinunciare alle pretese egemoniche e alle ambizioni idiote e personalistiche per costruire insieme un po’ di pace in questo caos.