Di fronte alla telefonata del prefetto Giovanna Iurato, così come risulta dalle intercettazioni pubblicate dalla stampa, credo che la reazione più seria sia stata quella del ministro Cancellieri: “Una cosa molto triste, ma su cui non esprimo giudizi, perché le cose vorrei conoscerle nella loro interezza.”
Del tutto comprensibile che giudizi siano stati, invece, espressi dai familiari delle vittime e che siano stati molto duri. Chiunque sarebbe molto duro di fronte a quella che appare, sempre dalla trascrizione, una beffarda presa in giro del loro dolore. E’ questo il punto su cui la Iurato, e il collega prefetto che, apparentemente, condivideva le sue risate, dovrebbero pentirsi profondamente e fare ammenda.
Mi lasciano invece indifferente le indignazioni dei politici locali, a partire dal sindaco, perché li sento conditi di interessi di parte e di un pietismo che potrebbe rivelarsi del tutto strumentale. Spero di sbagliarmi.
Ovvio il clamore mediatico: lo fu per le lacrime allora, lo è ora a maggior ragione per le risate. Infine, le dichiarazioni degli avvocati della Iurato, che hanno invitato a considerare il comportamento concreto del prefetto durante la sua permanenza all’Aquila. Il che mi sembra sensato.
Non vi è dubbio che l’intercettazione metta in rilievo, come si è detto da più parti, una notevole dose di cinismo dei due protagonisti, ma per le sconcertanti risate, non per le lacrime finte. Se vogliamo essere sinceri con noi stessi, ci ha mai fatto problema che l’atteggiamento compunto delle “autorità” durante i funerali di Stato fosse vero e non solo di circostanza? Ci ha, semmai, scandalizzato qualcuno di costoro che, convinto di non essere ripreso, si vedeva chiacchierare disinvoltamente con il vicino.
A tal proposito, diversi commentatori hanno ricordato le lacrime della Fornero o quelle recenti di Obama di fronte alla strage di Sandy Hook, quest’ultime prese come esempio della grandezza umana del Presidente. Lacrime vere o di circostanza? La seconda è la tesi di almeno una parte dell’opposizione Repubblicana, ma non sarà facile sapere la verità, perché non credo che vi sarà un’inchiesta tipo Watergate sulle lacrime di Barack.
Qui si apre un’altra considerazione a mio parere molto importante e che si inserisce nell’ormai annoso e incancrenito problema della pubblicazione delle intercettazioni. Il prefetto Iurato è indagata per turbativa d’asta nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per la sicurezza. Qualcuno mi può spiegare quale sia la rilevanza di quella telefonata ai fini dell’inchiesta? Scusate, ma a me il cinismo personale che traspare dalla telefonata non sembra così direttamente collegato alle eventuali malversazioni di cui è accusata.
Va da sé, tuttavia, che il clamore mediatico sollevato dalle intercettazioni ha già creato un’opinione pubblica sfavorevole alla Iurato, che l’accompagnerà durante la discussione della sua causa. L’ennesimo processo mediatico. Mi si farà, però, notare che il prefetto non verrà giudicata dal pubblico, ma da giudici. imparziali, che terranno conto solo di fatti e prove.
Vero, la magistratura giudicante saprà senza dubbio valutare i fatti e giudicare solo su di essi, ma perché la magistratura inquirente ha ritenuto opportuno divulgare questa intercettazione, esprimendo su di essa giudizi molto pesanti? Non vi è il rischio che questo atteggiamento riprovevole umanamente e eticamente, ma non giudizialmente, venga già a priori considerato una “prova”? Se si è disposti alla finta commozione davanti a una tragedia e poi riderci pure sopra, allora…..