Il Comune di Roma fa un menu che tiene conto della Quaresima, togliendo la carne di venerdì fino al 3 aprile. Ed è polemica. Lo scrive oggi Repubblica, con un titolo capzioso “Scuole, è Quaresima anche nel piatto. Fino a Pasqua in mensa niente carne” e poi appare un sottotitolo dove invece c’è la verità ovvero “Il Comune varia il menu del venerdì”. Ma nella pagina con l’articolo troneggiano le parole penitenze e digiuni e altri allarmismi infondati.
Siamo ancora una volta al paradosso. Se il Comune di Roma, città che fra l’altro rappresenta il centro della cristianità, fa una modifica al proprio menu per rispetto dei cattolici e dei venerdì di Quaresima è polemica. Se un altro Comune avesse avuto la stessa attenzione per il Ramadan, sarebbe stato un alto segno di democrazia e integrazione.
E subito sui giornali si parla di dieta, quando è solo una semplice attenzione, in un paese cattolico, che riguarda il venerdì, uno dei cinque giorni di mensa scolastica. Un’attenzione, fra l’altro, in linea con una corretta alimentazione, visto che più pesce e verdure non possono che far bene al fisico di chiunque.
Che dire? Siamo il Paese dove vince l’indistinto, dove il rispetto è una questione da buttare in politica, un argomento tanto per polemizzare. Ma tutto questo non è ridicolo?